ISLAMABAD e ODDISEA 3

PEOPLES RUNNERS A ISLAMABAD


La capitale è una città di fondazione, molto recente e diversa da
tutte le altre città del Pakistan.
Qui amano dire che Islamabad è a 10 km dal Pakistan.
C'è molto verde e la viabilità è nata per lo spostamento in auto,
quindi non c'è traffico e le strade sono spaziose.
L'ambasciata è sulla Margalla Rroad dove ci attende Pietro Tilli, il
responsabile della sicurezza in ambasciata e degli italiani in Pakistan.
E' una persona squisita che ci accoglie, ci mette a nostro agio ed ha
anche già prenotato una guest house dove poterci rinfrescare prima
dell'incontro con l'ambasciatore. Ci informa anche che ci saranno dei
giornalisti che sono curiosi rispetto al nostro viaggio e ci faranno
qualche domanda.
Teniamo la conferenza nella residenza dell'ambasciatore, dove siamo
accolti dalla sua gentilissima e simpaticissima moglie.
Rispondiamo alle curiosità dei giornalisti e consegnamo la maglietta a
Vincenzo Prati che oltre a dimostrarsi interessato all'iniziativa del
dialogo, si preoccupa molto del nostro itinerario, per la nostra
incolumità e ci fa sentire graditi ospiti fino ad invitarci ad una
cena in occasione della partenza di un loro collega che si trasferirà
all'ambasciata honduregna.
Noi ovviamente accettiamo il gentile invito.
Salutiamo l'ambasciatore che deve incontrare una delegazione e ci
rechiamo nel bellissimo giardino della residenza per le foto con le
moto.
I fotografi ci chiedono di uscire sulla strada e fare qualche giro
avanti e indietro per riprenderci in movimento. Passiamo davanti a
loro a bassa velocità e poi scattiamo per tornare indietro
velocemente. Tornando indietro ci ferma un poliziotto con l'autovelox.
Gli spieghiamo che stiamo facendo dele foto per i giornalisti ma nel
frattempo i fotografi colgono la palla al balzo, si precipitano su di
noi e non gli sembra vero di avere per le mani lo scoop!! La nostra
foto col poliziotto fa il giro dei principali giornali della città,un
vero colpaccio anche per noi perchè più avanti ci fermeranno in molti
per chiederci se alla fine ci avevano messo la multa!!!
Poi con Pietro studiamo l'itinerario più sicuro e anche più
interessante sulla Karakorum Highway che lui conosce bene.
Ha viaggiato molto e conosce ben e quel senso di "crescita" che ti
lascia il senso della scoperta.


ODISSEA3


Noi però abbiamo anche il problema degli ammortizzatori che perdono olio,
Tilli incarica un tecnico dell'ambasciata di reperire un meccanico in
grado di aiutarci.
Qui le moto di grossa cilindrata sono una rarità ed è impossibile
trovare pezzi di ricambio.
Il giorno dopo ci rechiamo in un'officina a Rawlapindi, sono le 11.00
perchè qui i negozi aprono alle 10.30.
Qui incontriamo Sohahil e suo fratello che si dicono in grado di fare
il lavoro e si mettono subito al lavoro. L'officina è piccolissima,
loro non hanno attrezzi, e quelli che hanno sono malconci, non hanno
un piano d'appoggio e per qualunque cosa parte una ricerca per la città.
Ci rendiamo conto che gli ammortizzatori sono troppo sofisticati per
loro e quindi creiamo un ponte telefonico con Maurizio, il nostro
meccanico, e Devis, il tecnico Bitubo che ci fornisce assistenza
continua!
Sohahil però non riesce a stare al passo con le indicazioni.
Capiamo che lui pensa che gli ammortizzatori funzionino come le
forcelle anteriori.
Noi nella solita lingua inventata cerchiamo di spiegargli che non è
così ma lui alle 20.00 smette di ascoltarci. Cita un detto punjabo che
suona come: "un meccanico lavora meglio di tre" e fà di testa sua.
Alle 3 del mattino ci consegna le moto. Noi siamo stanchi morti, lo
paghiamo e torniamo in hotel ma ci accorgiamo subito che gli
ammortizzatori non lavorano in estensione!
Questa è una condizione molto pericolosa perchè in frenata la moto
alza il posteriore ed è instabile.
Inoltre ci prende anche un bel temporale .
Il mattino seguente Diego,che ha dormito solo 1 ora, non so con quali
energie ha già in mente il piano B.
Andiamo in ambasciata a chiedere un'estensione del visto e di un posto
dove poter lavorare con qualche attrezzo e qualche piccolo pezzo di
ricambio.
Inoltre via mail ci è arrivato il manuale di revisione degli ammortizzatori.
Arriviamo ad "Auto Spot" un'officina per auto ma con uno spazio
grande, un banco da lavoro e attrezzata a dovere. Ci danno una mano
anche i dipendenti del posto. E' l'officina meccanica che lavora con
tutte le ambasciate di Islamabad. C'è anche un Pajero con un vetro
esploso. Scorpiremo che è una macchina dell'ambasciata danese rimasta
lesionata durante l'attentato terroristico di qualche giorno prima.
Sono molto disponibili e assecondano tutte le nostre richieste.
Andiamo in un internet point dove scarichiamo il manuale di revisione.
Io lì mi addormento!! Non ce la faccio fisicamente. Da quando siamo
partiti da Lahore, svegliandoci alle 5.00 avremo dormito 5 ore!!
Diego invece non si dà pace fino a problema risolto e dice che non
riuscirebbe a prendere sonno. Così torna in officina a smontare gli
ammortizzatori e a rimontarli secondo istruzioni.
Il giorno dopo è il momento della verità, tutto è stato fatto a regola
d'arte grazie anche alla continua assistenza dall'italia.
Montiamo gli ammortizzatori ma stavolta lavorano troppo in estensione
e ci mettono troppo tempo a tornare nella posizione di partenza.
Tocca rivedere il lavoro.
Il nostro amico Sohail ha fatto più danno di quanto pensassimo. Ma
ormai Diego maneggia la materia con sicurezza e alla fine riusciamo a
sbrogliare la matassa. Rimontiamogli ammortizzatori ormai come in una
danza in cui Diego è solista ed io e l'aiutante dell'officina ne
facciamo la coreografia in un meccanismo straoleato (nel vero senso
della parola!!!).
Al test finale gli ammortizzatori sono come nuovi!!!!
Impossibile riuscire a spiegare quella sensazione di felicità,
liberazione e rilassamento che abbiamo provato. Diego non lo riconosco
quasi più....ha letteralmente cambiato faccia!!!
Al momento dei conti il responsabile dell'officina non vuole un soldo
e ci dice che siamo ospiti nel suo paese!!!!!
Ripensiamo a due giorni di tempo con manodopera, qualche pezzo, l'olio
e l'aiuto del personale, più il deposito delle moto per una notte.
Inoltre lui stava già pensando a cosa fare in caso noi non fossimo
riusciti a sistemare il problema.
E' una persona squisita e ci tiene a farci vedere come lavora con le
ambasciate e che è una persona di fiducia. Per noi è molto di più.
Quando siamo arrivati da lui eravamo disperati e senza il loro aiuto
forse non saremmo riusciti a risolvere il problema.
Ci scambiamo gli indirizzi e lui ci chiede di chiamarlo se dovessimo
avere ancora problemi con le moto, anche dalla Karakorum!!
Ce ne andiamo abbracciando tutti e con le moto che funzionano!!! Che gioia!!
Stasera poi c'è la cena a casa del colonnello Antonio Pennino dell'ambasciata!
Siamo carichi di gioia,abbiamo nostalgia dell'Italia e ci fa molto
piacere incontrare le persone della comunità italiana qui ad Islamabad.
Appena arrivati alcuni si rivolgono a noi in inglese scambiandoci per
pakistani..... "con quelle barbe" ci dicono.
Poi un cameriere ci chiede cosa vogliamo bere e ordiniamo un succo di
frutta perchè ormai siamo abituati ai costumi pakistani. La cosa fa
ridere i presenti che ci dicono che qui possiamo bere di tutto.
Ci spariamo due bei camparini!!!!!!!!
Poi al momento della cena la vediamo! Ci ammalia col suo aspetto
meraviglioso, il suo profumo.....
la pasta!!!!!!!!!!!!!!!
Dopo 40 giorni di astinenza ce ne facciamo due giri!!
Il clima è molto bello e in sottofondo viaggia una bellisisma musica
sudamericana, mentre fuori piano piano sorge la luna tra le palme. Gli
eccellenti sapori italiani si mescolano agli energici suoni latini e
il tutto contornato dal verde e dal cielo di Islamabad.
Arriva anche il momento caraoke al quale non ci sottraiamo, anzi...a
piena voce ci lanciamo nelle interpretazioni più ardue! E' una bella
atmosfera e noi adesso mentre suonano le note di Alan Sorrenti abbiamo
il cuore sul Karakorum, sulle sue vette e i suoi ghiacciai.
Quando si fa un viaggio di questo tipo sentire che il tuo mezzo ti
abbandona ti procura grande scoramento e senso di impotenza.
Ma adesso sembra passato un secolo, finalmente possiamo andare avanti
sulla strada per la Cina!!!!!!

alberto e diego

DA KARACHI A ISLAMABAD

DA KARACHI A ISLAMABAD

Alle 5.00 suona la sveglia ma non facciamo assolutamente fatica ad
alzarci perchè la voglia di tornare in sella ci riempie di energia!!
Alle 6.30 abbiamo finito di caricare le moto e salutiamo le guardie
dell'hotel che hanno assistito interessati a tutta l'operazione.
Prendiamo la strada che ci porterà fuori dalla città che ora dorme. Il
vento che per fortuna spazza l'aria della città solleva un pò di
polvere e un sacchetto vola come un aquilone nel cielo ancora scuro.
I disordinati fili dell'alta tensione come reti ne raccolgono molti
insieme a pezzi di stoffa e di carta così la città sembra sempre
adobbata a festa!
Arrivati alla periferia lo scenario cambia radicalmente.
Qui passiamo accanto a immensi palazzoni scrostrati e di un grigio
indefinibile,spettrale, completamente sigillati da reti e sbarre!
Eppure le persone che lì trovano una casa si reputeranno molto più
fortunati di altri.
Usciti da Karachi la strada si srotola fino all'orizzonte dove il sole
comincia a liberare la sua flebile luce bianca.
Qui, nell'aria fosca e umida incontriamo la lunga fila dei grossi
camion che ci ricorda una carovana di elefanti che si tiene per la coda.
La città non dorme più. Una marea di uomini e donne su
furgoni,camion e auto si dirigono verso il lavoro. C'è il sapore acre
della quotidiana routine, dello stanco risvegliarsi per spendere il
proprio tempo alla ricerca della sopravvivenza, ma sempre con grande
dignità.
Sorpassando un furgoncino una donna ci guarda e sorridendo fa uno
strano gesto con la mano che mostra prima il palmo e poi il dorso e
che significa "e voi chi siete e cosa ci fate qui a quest'ora!!".
Vorremmo ringraziarla per il suo stupore e per dirle quanto piacere ci
ha donato il suo splendido sorriso.
La provincia del Sindh è molto arida e la sua steppa è molto diversa
da quella iraniana.
C'è molta più sabbia e tutto ha un aspetto disordinato anche se
vediamo che tutto ha una logica.
Passano i chilometri e il sole ora comincia ad essere più caldo e in
breve abbiamo bisogno di una sosta per bere.
Ci fermiamo in una specie di chiosco sulla strada che ha una bella
tettoia con molti tavolini.
Ci sono un sacco di pakistani che passano all'ombra, bevendo qualcosa
di fresco,le ore più calde della giornata.
Al nostro arrivo nessuno fa una grinza, ci osservano ma senza fare
cenni o dire nulla.
Sono volti fieri e duri e si vede che sono molto curiosi.
Noi intanto beviamo,ci rifocilliamo e ci rilassiamo. La giornata sarà
lunghissima.
Al momento di pagare da come ridono tutti capiamo che il gestore ci ha
chiesto di più del dovuto. Poco male perchè per noi è comunque poco.
Dopo una manciata di secondi arriva un bambino che ci porta un pò di resto!
Quando risaliamo sulle moto i più curiosi si portano al limitare
dell'ombra e ci guardano sempre in silenzio.
Mettiamo in moto e prima di partire salutiamo con la mano. Solo allora
tutti rispondono e in qualche modo con quel piccolo gesto i nostri
confini si sono riavvicinati.
Stiamo percorrendo la statale numero 5 che attraversa il paese in
direzione NORD-SUD, un pò come la nostra autostrada del sole e il
paragone ci fa sorridere.
Qui infatti ti può capitare che ti attraversi la strada un bufalo, un
branco di pecore o un asino.
A volte qualcuno viaggia in contromano o i camion scartano
improvvisamente per evitare i molti carretti trainati da
cavalli,dromedari e più frequentemente da asinelli.
I camion sono caricati a dismisura e trasportano qualunque cosa.
Per noi è divertente guidare su questa strada dove è impossibile
annoiarsi, lo chiamiamo il nostro videogioco!
Inoltre ci siamo adeguati alle usanze locali e suoniamo il clacson
durante i sorpassi per avvisare del nostro passaggio e per chiedere
strada. Dà un certo gusto vedere questi giganti spostarsi ai nostri
flebili bip! Loro invece hanno tutta una gamma di suoni di cui Diego
si innamora subito e cercheremo di comprarne uno da montare sulle
moto, sarebbe fantastico!!
Sulla strada incontriamo anche un corteo di macchine tutte vestite da
parata con le bandiere pakistane che sventolano. In mezzo al corteo la
macchia ufficiale di un ministro che sul lunotto posteriore ha
attacato una foto della Bhuto, amato simbolo di democrazia per i
pakistani.
In testa al convoglio invece c'è il furgone della scorta dove al posto
del carico ci sono gli uomini armati di fucile. Uno di loro al nostro
passaggio impugna meglio il fucile,sempre puntato verso l'alto, e
sappiamo che non esiterebbe a spararci in caso di un nostro gesto
inconsulto o minaccioso nei confronti del ministro che noi ovviamente
ci guardiamo bene dal fare.
Più avanti ci affianca una macchina con dentro due uomini che ci
salutano e ci invitano a fermarci per bere qualcosa. E' così che
conosciamo Mian Hidayat Ali e suo figlio Zakir che hanno una
piantagione di banane e soprattutto mango, la vera specilità del
pakistan. Ne hanno molte varietà ma quella che viene coltivata nel
Sindh è gialla ed è molto dolce e succosa. Ci offrono da bere e ci
propongono una visita a Sukkur che noi accettiamo di buon grado.
Sono le 15.00 e il caldo ora è quasi insopportabile, ci sono 52
gradi!!. Abbiamo fatto quasi 600km da Karachi e siamo a 60m sopra il
livello del mare, altro che pianura padana!!!!
Per entrare in città si attraversa un ponte sul fiume Indo in
prossimità della barriera che crea il più importante bacino di
irrigazione della regione. Qui alcuni bambini si divertono a tuffarsi
dalla riva e invidiamo perfino i bufali che si immergono lasciando
fuori solo la testa!
In Sukkur si trova uno dei minareti più famosi del pakistan e i nostri
amici ci guidano proprio lì, ma prima di iniziare la visita ci fanno
salire in macchina per farci riprendere al fresco dell'aria
condizionata sorseggiando un ottimo succo di mango fresco!
Ed è un vero toccasana perchè ora il caldo ci morde la testa, non
sappiamo più cosa sudare e abbiamo addirittura i brividi!
Il luogo dove sorge il minareto è intriso di spiritualità. Ci togliamo
gli stivali e cominciamo a salire le scale ripide lentamente. Fa molto
caldo e facciamo fatica.
Quando siamo in cima contempliamo la città con le sue forme
irregolari, l'Indo e tutta la vita che si concentra a ridosso delle
sue sponde.
Quando scendiamo troviamo . Mian Hidayat Ali pronto con una bottiglia
d'acqua fresca.
Più tadi il nostro ospite ci porterà a fare un breve giro per vedere
la città da una barca controllata con un lungo bastone.
E' meraviglioso farsi portare dalla corrente di questo fiume che
scorre inesorabile da millenni e il cui nome rieccheggia nelle viscere
della storia.
Mentre navighiamo col padre il figlio resta a guardia delle moto.
Sono gentilissimi non ci permettono di tirare fuori un soldo e ci
proteggono dal caldo in tutti i modi.
Sono sempre pronti con acqua fresca da bere ma anche per bagnare la
testa che a volte gira come una trottola e le gambe sembrano
pesantissime.
Attraversiamo il ponte in uscita dalla città e ci scortano fino
all'autostrada che ci porterà in Punjab (che significa terra dei 5
fiumi).
Ci fermiamo in una stazione di servizio dove ci offrono un chai e ci
scambiamo telefoni e email.
All'uscita attorno a noi si raduna una folla di gente incuriosita
dalle moto e in questo scenario ci salutiamo con un abbraccio
fraterno! Abbiamo ancora i brividi ma questa volta non è il caldo.
Attraversiamo il confine del Pun Jub che sono le 19.00, abbiamo fatto
700km e sono passate più di 12 ore dalla partenza. La giornata è stata
intensa ma non è ancora finita. Infatti adesso abbiamo appuntamento
con una persona con cui ci ha messo in contatto Shakill dall'italia e
che ci porterà a Rhamyarkhan dove ha prenotato una stanza alla Garden
guest house.Alla fine della giornata segneremo il nuovo record di
percorrenza giornaliera 750km!! Intanto abbiamo superato gli 8000km di
percorso netto!
Finalmente una doccia rigenerante e poi subito in pista per la visita
della città e la cena con i nostri amici Muktar Ahmad Baloch e suo
nipote Akhlaq Khan, in un posticino carino all'aperto su un soffice
prato verde.
Siamo stanchi ma ci sentiamo come a casa nostra alla fine di questa
giornata interminabile e piena di emozioni forti.
Al mattino dopo ci attende il deserto che è a una ventina di km da
dove ci troviamo. Quando ho detto ai nostri amici che non avevo mai
visto il deserto infatti, mi hanno guardato stupefatti, come se gli
avessi detto la cosa più assurda del mondo.
Ci portano in un posto dove 4000 anni sorgeva una città la cui 'unico
edificio rimasto è la torre del palazzo che Alessandro il Grande, di
passaggio, aveva costruito per una delle sue mogli in dolce attesa.
Della città rimangono un'infinità di cocci di anfore e pezzetti di
mattoni e una torre. Il resto è sabbia che alcuni scavatori raccolgono
per le nuove costruzioni.
Per raggiungere il deserto facciamo una strada stupenda in mezzo a
piccoli villaggi attorno ai quali si diramano i canali di irrigazione
per i campi in cui risaltano le vesti colorate delle persone che
lavorano.
E' rilassante guidare qui dove tutto scorre sereno al ritmo dell'acqua.
Ci portano a fare rifornimento presso una stazione di servizio di un
loro amico che scopriamo appartenere ad un'importante famiglia regale
del pakistan. Possiede parecchie terre e un palazzo bellissimo di
circa 350 anni fa.
Ha studiato alla Sorbonne di Parigi e ci parla in un francese
perfetto. Ci fa anche mangiare mango fresco della varietà del Sindh.
Salutiamo tutti e riprendiamo la statale numero 5 in direzione di
Multan,importante centro religioso del Pakistan, dove ci attende
Youssef, altro amico di Shakill, che ha organizzato per noi una
intervista su channel 5, la seconda per noi.
In città ci fermiamo per chiamare il nostro ospite e siamo subito
avvolti da una folla curiosa e che molto gentilmente ci porta
dell'acqua fresca. Passiamo Youssef ad uno dei presenti, un ragazzo di
nome Imran, che poi ci scorterà con la sua moto fino al luogo
dell'appuntamento.
Ci dice che è un meccanico di moto e noi abbiamo qualcosina da
sistemare: una vite della mia forcella anteriore si è rotta sugli
sterrati e Diego deve tendere la catena.
Ci accoglie il nipote di Yousaf Khan Kkhosa che lavora per la
principale compagnia telefonica di Multan e ci incontriamo nella
centrale operativa che controlla la rete nazionale.
L'intervista la teniamo davanti alla guest house che ci ospiterà. Il
presentatore della tv è bravo ma Diego lo è ancora di più e in
inglese risponde brillantemente a tutte le domande mentre io faccio
le riprese.
Poi arriva il mio turno. Parlo in italiano guardando la telecamera.
Una situazione paradossale in cui sparo anche un sacco di cavolate!
A cena andiamo con Yousaf e i suoi due nipoti. Lui è un uomo molto
religioso e vuole sapere come funziona il matrimonio e come viviamo la
famiglia in italia.
In Pakistan i matrimoni sono combinati e gli sposi vivono nella casa
della famiglia originale del marito. Le famiglie decidono di combinare
soprattutto in base alle condizioni economiche.
Ci si sposa in giovane età e di solito si hanno 2 o 3 figli in breve tempo.
Nonostante la religione islamica consenta di avere fino a 4 mogli
usualmente anche qui ne hanno una sola o al massimo due.
Parliamo di islam e di come l'Imam sia una guida spirituale che non
necessariamente debba aver studiato in una madrassa (le scuole
coraniche paragonabili al nostro seminario) ma può essere eletto dalla
comunità che ne riconosce il valore spirituale.
Siamo curiosi l'uno nei confronti dell'altro ma alla fine la
stanchezza ha la meglio su di noi.
Il mattino dopo chiamiamo il nostro amico meccanico che ci viene a
prendere e ci guida nella sua officina.
Ci attende già preparata una folla di gente che segue tutto il lavoro.
Imram è bravissimo, prima tende la catena della moto di Diego e poi
sostituisce la mia vite.
Il suo amico Kamram ha un negozio di ottica e mi regala un paio di
occhiali made in china!
Ci offrono da bere e ci divertiamo un sacco a fare le riprese e a
parlare con le persone che hanno un sacco di domande.
Imram ci presenta suo padre che è stato un grande meccanico e gli ha
insegnato tutto quello che sa.
Lui ci abbraccia subito come fossimo figli suoi.
In qull'angolo di città,tra i suoni del traffico, l'odore di spezie,
il vento che porta voci chissà da dove ci sentiamo a casa nostra!
Alla fine del lavoro scattiamo le ultime foto di gruppo e poi vogliamo
pagare il lavoro.
Neanche a dirlo, non se ne parla!! Voi siete nostri ospiti, anzi fate
una cosa firmate il mio biglietto da visita. Così ci ritroviamo sulla
moto attorniati da una folla che ci guarda mentre su un pezzo di carta
scriviamo:" A IMRAM, grande meccanico, con affetto".
Incredibile!
Questo clima ci dà forza e ci spinge ad andare avanti anche se sono
giorni intensissimi e avremmo voglia di fermarci per riposare.
Raggiungiamo Lahore che è pomeriggio.
Ci fermiamo e chiamiamo l'amico di infanzia di Shakill che ci verrà a
prendere.Mentre aspettiamo ci sediamo sul marciapiede e leggiamo la
guida. Improvvisamente vediamo arrivare un ragazzo down che ci porta 2
sedie comodissime sulle quali ci sediamo volentieri. Intorno ci sono
delle persone sedute su un carretto. L'asino che lo traina sta facendo
il rifornimento di biada e loro attendono tranquilli e si godono il
nostro spettacolo che li diverte molto.
Arriva Jordie, così ci dice che possiamo chiamarlo, e ci tratta come
fratelli. Ci porta a casa sua dove ha preparato una stanza con bagno
per noi.
Dopo la doccia ci dice che sua moglie ci ha preparato la cena. Una
meraviglia di insalata, pollo, curry, pane integrale e alcune salsine.
Purtoppo mangiamo da soli in sala. Solo dopo mangiato incontriamo la
famiglia. Il padre è un ex consulente legale governativo che ha
lavorato molti anni ad Islamabad ma anche all'estero e principalmente
in Inghilterra.
La mamma è una donna simpatica che non vede l'ora di conoscerci, ci
abbraccia e si siede vicino a noi in un divanetto.
Poi arrivano la sorella e la bellissima moglie di Jordie.
Finalmente uno spaccato della vita reale e siamo contenti di poter
interagire con le donne pakistane che raramente si vedono, se non a
lavorare nei campi. Solo quelle di alto ceto sociale si muovono con
maggiore libertà.
Comunque quando usciamo a fare il giro della città ci sono solo gli
amici di Jordie, un bel gruppo affiatato che si vede si frequentano da
tanti anni.
Siamo in due macchine e su una sale Diego mentre io vado sull'altra.
Lahore è stupenda e ci rendiamo subito conto che ci vorrebbe almeno
una settimana per visitarla a dovere.
Quanta vita in queste città asiatiche, quante persone e che voglia di
stare isieme, fino a tarda ora.
Ci portano al forte, l'antico palazzo reale, il cui portone in bronzo
è rimasto intatto nella sua imponenza e dentro percorriamo la via
degli elefanti su cui il re passava accolto da una cascata di petali,
saliamo la scala e i suoi gradoni a misura di zampa di pachiderma e
arriviamo al livello superiore da cui vediamo la sublime moschea
Badhshahi che sorge adiacente al luogo di preghiera dei Sik! Cogliamo
lo splendido segno di "dialogo" che questo rappresenta.
Di qui ci portiamo verso la moschea e Jordie mi chiede se voglio
pregare. Gli rispondo di si e così varco il portone della moschea.
Incantevole! Un piazzale enorme dove possono pregare 100.000 persone e
di fronte l'edificio con le sue linee morbide e le sue decorazioni,
un'immagine dell'anima!
Entro e sotto i piedi sento il marmo che restituisce il calore del
sole e mentre lui si dirige nel luogo di preghiera io mi sdraio a
pelle d'orso in una nicchia a parte da solo. La luce va via, succede
spesso qui.
Ora sono alla luce della luna coccolato dal muezin che chiama alla preghiera.
Sono completamente rilassato e questo momento di quiete dopo tanto
viaggiare ci voleva e non poteva essere migliore.
In Iran sono sciiti e a noi l'accesso in moschea era vietato. Qui
invece siamo i benvenuti.
Il giro della città continua nel quartiere dei ristoranti, molto
caratteristico e chiuso al traffico, pieno di gente, famiglie intere
nonostante siano le 23.30 di un giorno lavorativo! Ci tocca mangiare
per la seconda volta in una sera e che mangiata!!
Tornando a casa diciamo che domani avremo l'incontro con
l'ambasciatore a Islamabad per le 12.30 e ci consigliano di svegliarci
presto la mattina. In soldoni andiamo a letto alle 2.00 e ci svegliamo
alle 5.00!!! Salutiamo Jordie e suo padre che si sono svegliati presto
anche loro e ci portano sulla strada per la capitale.
Ci dispiace molto lasciare questa stupenda città e i nostri amici.
nel contempo siamo preoccupati perchè muovendo le moto ci siamo
accorti che gli ammortizzatori perdono olio e quello di Diego in modo
copioso. Per assurdo la strada verso la capitale è bruttissima,piena
di buche e di deviazioni con pezzi di sterrato!
In qualche ora l'ammortizzatore di Diego non lavora più in estensione
e i contraccolpi gli danno qualche problema alla schiena. Inoltre
paghiamo cari gli stravizi della sera prima e abbiamo qualche problema
"idraulico" anche se per vie opposte!
Il caldo,la stanchezza,mal di pancia, mal di schiena,strada
brutta........ci sarebbe da fermarsi per un mese di vacanza alle
maldive!
E invece noi a metà strada tra Lahore e Islamabad, a Kharian,
incontriamo Mr.Bashir un altro amico di Shakill coi suoi amici ed un
giornalista.
Ci porta in un posto bellissimo sul fiume Jhelum e parliamo del senso
del nostro viaggio.
La discussione ci appassione e sebbene dobbiamo lottare come leoni per
evitare le continue offerte di cibo, il lento scorrere del fiume e il
verde pulito che c'è intorno ci rilassa e ci fa riprendere energia.
Diciamo loro che in un periodo pieno di tensioni sociali etniche e
religiose per noi è venuto spontaneo scegliere l'itinerario della via
della seta e del commercio delle spezie, snodo di contatto tra i
nostri due continenti da sempre. Diciamo che quando siamo partiti
tutti ci hanno presi per matti perchè andavamo in paesi pericolosi, in
prossimità della guerra e vittime del terrorismo.
Inoltre per noi paesi come il Kirgikistan o il Tagikistan suonano come
nomi misteriosi di cui non si sa nulla. Abbiamo deciso di venire fin
qui a filmare la vita reale dei popoli che incontreremo per mostrarla
a più persone possibile e dimostrare che esiste un'altra verità
rispetto a quella mediatica. Gli raccontiamo di tutti gli episodi
fantastici che ci sono capitati dal vespista, alle nostre guide a
Sukker,a Imram di Multan, gli amici di Lahore. Diciamo anche che da
noi al governo c'è una forza politica razzista che non vuole gli
stranieri. Noi siamo stati sempre trattati con grande rispetto e
amicizia. A voler ben vedere il loro paese è accogliente e purtroppo
noi non possiamo dire lo stesso del nostro!
Bashir ha vissuto in Italia per 4 anni e conosce la nostra lingua. Noi
possiamo esprimerci al meglio e lui traduce ai suoi amici.
Al momento dei saluti ci abbracciamo e uno di questi ci ringrazia con
le lacrime agli occhi.
E qui vogliamo fare una piccola riflessione:
ogni giorno donne e uomini si mettono in viaggio con 6.000.000.000 di
motivazioni e ogni aspirazione si concretizza sulla strada. Ed è sulla
strada che noi abbiamo incontrato le persone meravigliose di questo
viaggio.
Ora le nostre gomme solcano l'asfalto e sappiamo che lasciano una scia
fatta di volti dai mille colori e di nomi pronunciati nelle mille
lingue di Babele e come per magia questa scia può viaggiare nel
passato, nel presente e nel futuro per ricomporre il senso di una
parola caduta in disuso, semplice e complessa al tempo stesso: UMANITA'!
Ci piacerebbe vivere in città dove fosse possibile sentire il dolce
suono del Farsi, vedere i colori vivi del Pakistan,sentire il canto
dei minareti rallegrare l'aria insieme al suono delle campane e dove
sia festa il Venerdì, il Sabato e la Domenica!!
Forse questa è l'unica strada per gettare nell'oblio parole che oggi
brillano come l'acciaio che le compongono:
ODIO E GUERRA!
Utopia? Forse, ma da qualche parte bisogna pure cominciare e noi lo
facciamo da qui, sulla strada per Islamabad!

10.000 > INGRESSI

Complimenti ragazzi, avete veramente un notevole riscorntro sul Vs. Blog. Siete già arrivati a 10.000 ingressi.

I miei complimenti!!!!!