Da Skardu a Karimabad

DAI DEOSAI PLAINS A SKARDU


Lasciamo Rama non prima di aver sistemato le moto.
La parte della manutenzione è importante soprattutto dopo le strade di
montagna e i molti km che maciniamo.
Livelliamo l'olio del motore, diamo una tiratina alle catene e le
ingrassiamo e poi controlliamo viti e bulloni.
La giornata si presenta variabile tendente alla pioggia.
Ma per noi il pensiero dei Deosai plains ci dà un brivido particolare.
Sono una piana estesa che si trova tutta al di sopra dei 4000m e che
vista dall'alto fa impressione tra i colossi del Karakorum!
Ci muoviamo in direzione di Chillum, paese all'inizio del parco
nazionale di cui i plains fanno parte e in cui si protegge l'orso
bruno hymalaiano, il lupo bianco pakistano e la marmotta dalla coda
piatta.
La strada si insinua nella valle e prima di entrare in paese comincia
a piovere.
A Chillum ci fermiamo al Check point per il controllo documenti e ne
approfittiamo per metterci al riparo nel casolare dei soldati che è un
posto piccolo ma asciutto.
Scambiamo 4 chiachere con i nostri ospiti cordiali e simpatici e ci
informiamo sulla presenza di un distributore nelle vicinanze. Ci
dicono che fino a Skardu è impossibile trovarne.
Noi eravamo preparati a questa evenienza e siamo partiti coi nostri 31
litri a disposizione che ci consentono di percorrere 450 km.
Non ne abbiamo fatti neanche la metà ma quando loro ci propongono di
venderci 2 litri a testa non diciamo certo di no! Poco dopo tornano
col prezioso oro nero che potrebbe risultare fondamentale!
Piove ancora, forse di più e decidiamo di ammazzare il tempo mettendo
qualcosa sotto i denti così chiediamo ai militari se ci possono
indicare il ristorante del paese.
Mai decisione fu più azzeccata!
Loro ci conducono in uno stanzone per la metà occupato da un enorme
piano letto dove una ventina di persone sta aspettando come noi che
spiova mentre si scalda con coperte e bevendo chai caldo.
troviamo un posto in fondo alla stanza e a rendere la situazione
ancora più surreale è il film che la televisione trasmette, una
treshata indiana degli anni '70 che narra le tristi vicende di un
gruppo di amici (i buoni) che devono subire le angherie e le violenze
di un cattivone che se ne vuole sbarazzare perchè sono l'ultimo
ostacolo al dominio del territorio e alla possibilità di far partire
il suo smercio di eroina!
E' un misto tra un film di Bruce Lee e uno spaghetti western il cui
montaggio è una vera chicca e la recitazione va al di là del bene e
del male!!
Noi come tutti siamo rapiti e vorremmo chiederne una registrazine ma
ci rendiamo conto che sarebbe una richiesta pretenziosa.
Nel frattempo ci servono uno spezzatino di montone, un piatto di
cipolla cruda e del pane (che si usa come posata).
Una vera delizia!!
Facciamo sparire tutto sotto gli occhi increduli dei presenti che sono
combattuti tra lo spettacolo del video e quello che si svolge alle
loro spalle!
Alla fine chiediamo la nostra razione di chai mentre fuori la pioggia
sembra diminuire....ma non è così!
La corrente va via proprio alla fine del film e sembra spingere tutti
a riprendere le proprie occupazioni e così facciamo anche noi.
Indossiamo gli antipioggia e mettiamo i 2 litri nel serbatoio.
Qualche curva più su paghiamo l'ingresso nel parco e seguiamo la
strada che sale velocemente. Ai lati della strada dei pakistani
stanno posando un cavo segnale non meglio identificato ma è
incredibile vedere questa gente lavorare con pala e piccone protetti
da uno scialle sulla testa a questa quota e con questo tempo! Le loro
vesti non cambiano nell'afa della pianura o nel freddo della montagna.
Mentre saliamo cominciamo a scorgere le montagne che incorniciano i Deosai.
Infine arriviamo al passo Chachor a 4200m!
La pioggia ha smesso di scigliere le nuvole e poco più avanti ci
appare un lago alpino e ci accolgono le marmotte coi fischi delle
sentinelle.
Vediamo un campo di tende che raggiungiamo, un posto ideale per
passare la notte.
Il sole ricompare e ci dona gli ultimi preziosi raggi.
Si fa avanti Bernard,austriaco, che col suo gruppo sta esplorando le
cime circostanti. Lui è già stato qui in una stagione in cui tutto era
coperto di neve. Ci fa sognare quando ci racconta che col cielo terso
il Nanga Parbat si specchia nelle acque del lago!!
Il montanaro si congeda dicendoci che tra le loro provviste è
contemplata anche la birra!
Mentre montiamo la nostra tenda arriva un furgone da Shigar da cui
scendono un gruppo di ragazzi con tamburi e strumenti musicali e
subito la valle si anima di note, come una sorta di tributo al sole e
a quel luogo incantato.
La guida pakistana del gruppo di austriaci ci porta del chai caldo.
Quando ha saputo che eravamo italiani è venuto a raccontarci di aver
accompagnato molti nostri connazionali. Dice che noi italiani siamo
pazzi e che ci vogliamo arrampicare sulle pareti più ripide, come a
volersi andare a cercare i guai che a volte arrivano.
Ci parla di Messner, Kamerlander e ricorda nomi come Bonatti e Ardito
Desio nomi che risuonano ancora tra quelle valli.
Il tramonto, il chai, i racconti della guida e i nomi mitici che
pronuncia,sentiamo anche noi, in qualche modo, di aver fatto una
piccola impresa ad essere lì con le nostre monocilindriche caricate
come muli!
La notte, sotto la pioggia, sogneremo l'incredibile ghiacciaio
Baltoro, il Concordia e la relativa visione aerea del K2 che per la
verità sono lontani da noi ma vicino ai nostri cuori!
La mattina ci muoviamo nell'immensità di queste distese con relativo
spettacolo montano.
Le pioggie di questi giorni hanno gonfiato a dismisura un
fiumiciattolo che ora taglia la nostra strada.
Da una sponda all'altra ci saranno almeno 50 m da percorrere nell'acqua.
Mi infilo nel guado tenendo la sinistra sul lato a monte del torrente
ma la strategia risulta sbagliata. Finisco in un punto dove l'acqua è
molto profonda e la moto si incastra tra le pietre del fondo e non
posso andare nè avanti nè indietro.
L'acqua mi copre fino al ginocchio!
Con l'aiuto di Diego portiamo la moto spingendola a mano fino
all'altra sponda.
Che fatica spingere la moto immersi nell'acqua a questa altitudine.
Per fortuna il motore canta come il grande Mario del Monaco!! Come le
amiamo quando fanno così!
Studiando bene la situazione ci rendiamo conto che tenere la destra è
molto più conveniente perchè l'acqua è più bassa anche se comunque
arriva alle ginocchia. Io seguo Diego per aiutarlo nel suo passaggio
che per la verità a parte un paio di punti in cui si pianta su alcuni
sassi va via abbastanza liscio.
Mentre i motori cantano e si asciugano noi svuotiamo i nostri stivali
pieni d'acqua e ci riposiamo contemplando il fiume che scorre
assolutamente incurante delle nostre peripezie.
Il tempo non migliora e anzi arriva anche una grandinata.
In queste condizioni di tempo le piane assumono un aspetto ancora più
affascinante e ci sembra un miracolo che possa esistere un posto così.
Poi pensiamo che forse qui vengono a riposare gli spiriti liberi che
hanno lasciato i loro corpi sulle vette del Karakorum.
Nei costoni di roccia ne riconosciamo i profili, come veri e prorpi
ritratti, coi sorrisi pieni di coraggio e quasi sempre screpolati dal
sole e dal freddo!
Ne sentiamo la spinta energica che ci fa andare avanti godendo questo
spettacolo.
Piano piano la pioggia si smorza e noi raggiungiamo il mitico ponte
sospeso dei Deosai.
In molti degli hotel della regione si può trovare una foto che
raffigura una jeep intenta ad attraversare questo ponte sul quale ora
passano due vecchie honda piene di energia!
Dall'altra parte del ponte le nostre gole liberano un urlo animale.
Sappiamo che tra poco abbandoneremo il parco e siamo combattuti tra la
gioia per l'impresa compiuta e il rammarico di lasciare questo luogo
magico.
Scendendo verso Skardu approfittiamo di uno spicchio di sole e ci
fermiamo su dei roccioni dove mettiamo ad asciugare solette, calze e
stivali.
Dopo mezz'ora di strada siamo scesi a 3200m ma c'è un temporale che ci
insegue e riprendiamo presto la strada per seminarlo. Ci raggiungerà
al check point successivo. A volte questi posti di controllo dove ci
consegnano un registro che compiliamo di nostro pugno non sono il
massimo della vita.
Ma la mitica Skardu è vicina e lì seminiamo definitivamente la pioggia.
Questo prima che finissero la KKH e il rispettivo collegamento era un
posto molto isolato e raggiungibile solo attraverso l'irto Babusar
pass. Eppure è da qui che partivano tutte le spedizioni per il K2 che
dovevano percorrere molti chilometri infilandosi nella profondità del
Baltistan.
Qui si trova anche il museo italiano per il Karakorum che visitiamo
con emozione.
Giriamo la città e facciamo qualche spesa e decidiamo di dare una
sistemata ai nostri capelli e alle nostre barbe che crescono
indisturbate da più di un mese.
Il taglio è in pieno stile pakistano e non potrebbe essere altrimenti.

SHIGAR

Per raggiungere questa allegra cittadina a 45 km da Skardu si percorre
una bellissima strada voluta dall'Aga Khan in persona che qui tutti
amano e rispettano e lo facciamo anche noi visto che non solo la
strada è confortevole ma passa tra le dune di sasbbia più alte del
mondo a 2700m.
Un piccolo deserto di sabbia chiara e in quota dall'aspetto lunare.
Ci lasciamo avvolgere dalla sinuosità dello scenario e ci
dimentichiamo del tempo.
Ci riprenderemo solo qualche ora dopo per proseguire in direzione della città.
La nostra meta è l'antico forte, residenza del Re della Shigar valley.
Las famiglia reale vive ancora ma in un edificio antistante ed ha
donato il forte alla comunità che l'Aga Khan ha voluto ristrutturare
grazie anche a finanziamenti esteri, molti europei, ma purtroppo
l'Italia non compare nell'elenco dei benefattori. Noi ne godiamo lo
stesso lo splendore e viaggiamo nel tempo immergendoci in una giornata
tipo della vita di palazzo di 400 anni fa.
Il custode del forte indossa una veste tradizionaler ed un cappello
molto interessante, munito di piumazzo!
La visita finisce nel parco del forte, ovviamente nel suo ristorante
dove ci servono un pranzo delizioso a base dei sapori dell'orto e che
poi digeriamo sdraiati al fresco nella pace di questo posto cullati
dal canto del ruscello.
MORIRE, DORMIRE O FORSE SOGNARE!!!

SKARDU VALLEY E KKH

Per raggiungere la KKH bisogna percorrere una strada lunga 170 km
costruita dagli ingenieri militari pakistani e tutta scavata sul
fianco della montagna nella Skardu valley che segue il percorso
dell'Indo nel suo tratto più settentrionale che poi va a scontrarsi
sull'Indus Kush e devia verso sud.
Imbocchiamo la valle e ne saggiamo subito l'immensità dell'opera. In
diversi punti sono apposte le targhe ai soldati dei diversi
battaglioni caduti durante la sua realizzazione.
Noi scorriamo sulla strada come l'indo pochi metri più in basso. Il
fiune che nella pianura di Skardu è docile e mansueto quando imbocca
la valle prende velocità.
Noi scorriamo insieme a lui e ad ogni nostra piega il fiume cozza
contro le rocce e si imbestialisce. Compaiono le prime rapide.
La valle è rocciosa e selvaggia e le montagne ci sovrastano e si
chiudono sopra di noi come mare in tempesta!
Un camion rovesciato senza nessuna conseguenza per l'autista ci
ricorda che su queste strade non si deve mai perdere la concentrazione.
Ci assicuriamo che il conducente stia bene ma il suo carico è
comustibile e lasciamo in fretta la zona.
I pakistani stanno già costruendo con le pietre un'appendice di strada
per riuscire a passare coi mezzi sul ciglio!
In alcuni punti la strada è talmente scavata nel ventre della montagna
che i camion vanno a passo d'uomo mentre il secondo pilota a piedi
controlla che il carico non tocchi la roccia soprastante.
I furgoni,più piccoli, ma che trasportano persone, viaggiano come
matti su questa strada che conoscono a mena dito.
Per fortuna non c'è un traffico sostenuto e noi ci godiamo le curve, i
dossi, i pezzi di sterrato e soprattutto il panorama meraviglioso.
Ci metteremo 5 ore a percorrere quei 170 km, con le dovute soste.
A 12 km dalla KKH un ultimo regalo! Il Nanga Parbat si staglia
imponente porprio davanti a noi.
Lo salutiamo definitivamente.
E' così vicino eppure qui fa molto caldo. Riprensiamo la strada,
superiamo il check point di Gilgit ma questa volta deviamo verso la
Hunza valley e attraversiamo il China bridge che ci porta sulla via
per il Kunjerab pass a soli 265 km da noi, poi sarà Cina!

HUNZA, NAGAR E IL RAKAPOSHI

La storia comincia con un Re che avendo avuto due gemelli divise il
regno a metà per i suoi due primogeniti. E' così che andando verso
nord a sinistra del fiume ci troviamo a Hunza e a destra Nagar. La
storia continua con eredi assetati di potere che si ammazzano tra loro
per la successione al trono. Ma per fortuna è una storia vecchia.
Negli abitanti di Hunza non rimane nessuna traccia di questo passato.
Al contrario sono una popolazione molto cordiale e inoltre sono
ismaeliti. Le donne non sono obbligate a portare il velo e girano più
liberamente e i matrimoni non sono combinati.
La gente è più rilassata.
Parlano bene inglese e sono abituati ai tanti turisti appassionati di
montagna e qui ce n'è per tutti i gusti.
Percorriamo la valle che si incunea tra le montagne facendo una grande
curva a destra. Di qui in avanti è uno spettacolo.
Sulla strada si trova il view point per il Rakaposhi di cui dalla
valle di Skardu ne avevamo visto la parete sud.
Ci fermiamo a bere e a contemplare questo colosso così vicino da
poterlo toccare, col ghiacciaio che scende verso di noi e dal quale
sgorga un torrente che ci passa sotto!
La nostra meta ora è Karimabad, città che si addentra nella valle. Il
nostro amico Pietro Tilli ci ha consigliato di alloggiare all'Eagle
Nest, un hotel a 10km dalla città, abbarbicato su un colle dal quale
si ha una magnifica vista su 7 cime del Karakorum tra le quali il
Rakaposhi, il Finger Lady, il Golden Pick, l'Ultar II.
La strada per raggiungere il luogo è di sabbia e le nostre gomme
tassellate hanno una buona presa. Siamo quasi arrivati in cima quando
dopo un tornante ci sono dei lavori in corso e sul manto sabbioso sono
disposte delle pietre in attesa di essere schiacciate dal rullo
compressore momentaneamente in avaria. Diego si lancia sul terreno
dissestato ma prima dell'ultima curva si ferma e perde l'equilibrio.
La moto cade sulle pietre e alcuni ragazzini sveglissimi si
precipitano ad aiutarlo.
Io porto la moto in piano scivolando lentamente all'indietro sulla
ripida salita.
mentre ripuliamo la strada dai sassi,con l'aiuto dei bambini, mi
accorgo di avere una forma di mal di moto. Sono chinato ma è come se
continuassi a piegare in curva. Il caldo, la fatica per la lunga
strada o il fatto di aver saltato la cena mi hanno penalizzato. Diego
se ne dev'essere accorto, perchè senza che dicessi niente mi giro e lo
vedo che inforca la mia moto e la porta fuori dalla zona a dissestata
in pochi secondi, divertito come un bimbo sulla giostra! Mi dice che
sapendo già cosa fare è più facile.
Un uomo grande si vede anche nelle cose piccole!!
La mattina dopo sveglia alle 5.00 per ammirare l'alba che illumina
lentamente le 7 cime!! Spettacolo!!

alberto e diego

11 commenti:

Anonimo ha detto...

tra i grandi e famosi nomi che vengono ricodati in quello stupendo paradiso terrestre, anche se un po' umido, a tratti aspro e scivoloso, da mal di moto (espressione che credo corrisponda a colpo della strega), bene.... anche i vostri nomi per noi saranno iscritti tra quei grandi! magnifici scalatori di difficoltà inaudite, avvezzi ormai a tutte le intemperie, superate sempre col sorriso e la gioia di esserci riusciti! la vostra collaborazione fraterna vi onora...
un grazie per il vostro racconto
stupendo come sempre! un abbraccio!
ante

Anonimo ha detto...

Dissodi i terreno,uomo lapislazzulo,
lasci l'impronta e il tuo nome
raggiunge una radice...
una vibrazione...
Tocchi e ricopri
sterminato è lo spazio...
"sto passando
onoro le terre"
Quest'aria mi ha segnato il volto
l'andare è proteso...SVELATO
Ogni giorno è un'icona
ogni giorno il mio corpo
risveglia gli antichi segnali...
Quanto vapore acqueo
ha raggiunto il cielo alto...
Il colore degli uomini
ingrandisce le nubi.

Ogni Racconto riesce a sublimare l'attesa...
Grazie per sempre!!!

Anonimo ha detto...

Le mappe bussano e sfogliano date.
State andando da due mesi esatti!!!
Apro lo spumante e brindo con voi e tutti quelli che vi seguono!
(qualcuno comprerà una MOTO, sono certa)!Due mesi talmente arricchenti che li scambiamo per la nostra REALTA'. L'ultimo scritto è divino!
Siete Grandi...Siete un prodigio!
Baci baci baci bac ba b!!!.thea...anche quella sopra.

Anonimo ha detto...

Io pure alzo i calici con voi e con Thea, ormai non più neofita del computer.
Pensa Alberto al potere di questo tuo viaggio...
Non solo stai crescendo tu e si sente, ma hai dato stimoli altrimenti inimmaginabili a molte persone.
Questo vostro blog ci sta facendo crescere tutti.
Quest ultimo racconto poi, le foto che lo hanno preceduto... non so perchè, ma mi è volata via l'anima e l'ho ritrovata lì con voi.
Ero inzuppata, stavo vedendo il film, non solo, ma mi sentivo gli occhi addosso mentre mangiavate...
Che emozione!!! Che guazzabuglio di emozioni... sto ansimando!!!
un bacio

Anonimo ha detto...

Caro Alberto il tuo racconto è fantstico, a leggerti mi sembra che siete in un altra dimensione, un sogno, un esperienza vissuta fuori da ogni immaginabile realtà.
Come fate a destregiarvi ogni qualvolta che si presentano difficolta e imprevisti mai neanche
immaginate? Siete una copia formidabile!
Abbracci e bacioni H.

Anonimo ha detto...

I vs.commenti: Complimenti a tutti quelli che sanno scrivere commenti
cosi azzecati e sopratutto poetici,
in primis Thea che ha un talento
invidiabile per la Poesia! Poi "ante" maschio o femmina che sia scrive , mi sembra da professionista, vorrei conoscerti!
Corre coi lupi, brava, credo che sia una carissima amica dei ragazzi.
Ciao a tutti e grazie a chi trova
qualche minuto a scrivere un commento. H.

Anonimo ha detto...

Dear Diego and Alberto Congratulations !!!! Siete nel Gotha degli Immortali spero avere il piacere e l onore di incontrarvi prima del mio rientro a Las Vegas il 2 Setembre pv.

Anonimo ha detto...

Siete in Kirghizistan,Terra Incognita,il cosi' detto Settimo Continente; Malgrado i deserti e le steppe siete Ancora diretti verso le vette,forse le TIEN SHAN (Montagne Celesti...che già il nome!)a Nord del paese. La Karakorum vi ha segnato in modo indelebile e non volete certo perdervi le magnificenze di quest'altro versante. Cerco di vedervi con l'occhio del satellite; due puntini FELICI su un territorio vastissimo,poco popolato,che accoglie varietà di anlmali fiori e piante.
Vi sento cantare accordati con le marmitte argentate...gli uccelli non volano via...e le acque del fiume tengono il ritmo.

Stupendo anche il solo pensarvi. thea.

Anonimo ha detto...

anche noi viaggiamo con voi,grazie alle descrizioni e alle foto,partecipando ai vostri tormenti e alle gioie e alle meraviglie viste.Grazie grazie per tutto questo.bravi abbracconi e a presto.m.

Anonimo ha detto...

...racconto bello e coinvolgente, come sempre! Sento la polvere nel naso... mi chino con voi per sollevare una moto che, capricciosa, si è lasciata cadere... guardo il paesaggio che si libera davanti a voi...
Grandissimi!

Un sola cosa: dovete assolutamente pubblicare le foto "post barbiere pakistano"!

Emiliano

Unknown ha detto...

ciaoooooooooooooooooo