Kazakistan parte prima Almaty

La mattina, sotto un cielo limpido, ammiriamo ancora il canyon
dall?alto, seguiamo le morbide anse scavate dal fiume mentre intorno
regna la steppa e il silenzio. Abbiamo raggiunto il punto più a EST
del nostro viaggio e da qui si può dire che inizi il ritorno vero e
proprio, almeno dal punto di vista geografico!
Torniamo al campo, smontiamo la tenda e riprendiamo il viaggio per Almaty.
La strada ora scende in piano e ammiriamo le montagne dagli specchietti.
Percorriamo più di cento km senza incontrare nessuno.
E? il regno della luce e della natura.
A volte in mezzo al nulla a bordo strada appaiono delle specie di
monumenti che indicano un villaggio oppure inneggiano al grano o al
lavoro delle comunità che rende fertile questa terra selvaggia ed
affascinante.
Poi la strada diventa più grande e la terra rigogliosa. Sfrecciamo tra
viali alberati, attraversiamo paesi, superiamo le bancarelle della
frutta. A volte sono singole persone, ragazzini che coi loro cestini
di mele piccole e rosse racimolano qualche soldo dopo ore passate in
strada.
Intanto la città si fa sempre più vicina.
Improvvisamente finisco la benzina, molto prima del previsto.
Mi fermo sul ciglio della strada e apro il serbatoio?.vuoto!
Per fortuna abbiamo un piccolo serbatoio accessorio da 5 litri montato
sul portapacchi della moto.
Scendo, ne apro il rubinetto e mi accorgo che in breve tempo si forma
una pozza di benzina che esce dallo sfiato del carburatore!
Chiudo subito il rubinetto.
Nel frattempo mi raggiunge Diego e insieme valutiamo il problema.
Notiamo che in accelerazione sembra che il problema svanisca.
Decidiamo di arrivare ad Almaty per valutare meglio il da farsi.


L?arrivo in città riserba altre brutte sorprese: Io devo gestire il
rubinetto della benzina, ogni volta che mi fermo lo devo chiudere per
evitare la grossa perdita, l?albergo segnato sulla guida non esiste
più e appare subito chiaro che non sarà facile trovare una
sistemazione alternativa ed economica.
La città è trafficata, caotica, sarà che contrasta molto con l?ultima
notte passata sul ciglio del canyon ma proviamo quasi il desiderio di
fuggire, di tornare agli spazi aperti.
Passeremo qui solo una notte.
Anche la partenza ci riserva qualche sorpresa. Fatichiamo a trovare un
distributore di carburante e il mio cupolino si rompe a causa delle
vibrazioni.
Sulla strada incontreremo un forte vento e senza quella protezione
preziosa farò molta fatica a controllare la moto. Sono forti raffiche
che riusciamo a controllare a stento. Ma per contrastare la violenza
del vento anche le moto consumano molta benzina e la mia ne perde dal
carburatore.
Infatti svuoto il mio serbatoio dopo soli 270km!!!
I 5 litri d?autonomia che mi rimangono saranno sufficienti a
raggiungere una stazione di servizio??
I consumi sono aumentati notevolmente e intorno non c?è traccia di un
posto abitato.
Non resta che tentare.
La strada è in piano e il vento ha cessato la sua folle corsa nel
nulla, senza ostacoli ma dopo 70km la mia moto si ferma inesorabilmente!

Non ci facciamo prendere dallo sconforto, e facendo tesoro
dell'esperienza pakistana Diego mi spinge con la tecnica del vespista
di Karachi per ben 15km prima di raggiungere il rifornimento. La moto
carica e pesante è un lavoro durissimo per il motore della
moto-motrice e mentre colmiamo i serbatoi ci rendiamo conto che
abbiamo rischiato di rimanere entrambi a secco!!
Continuiamo a seguire la strada che si snoda lungo il confine kirghiso
e leggiamo i cartelli che indicano Taskent, capitale Uzbeka! Faremo
tappa a Taraz .

Alberto e Diego

KYRGYSTAN PARTE QUINTA

Prima di dirigerci in Kazakistan vogliamo fare una veloce escursione
nella catena del Tian Shan, e più precisamente a ENGLICHEK, un
villaggio abbandonato dove finisce la strada.
Ci mettiamo in viaggio sulla strada che porta gli escursionisti ai
campi base per affrontare le vette innevate gli imponenti ghiacciai, e
da cui partono anche degli elicotteri che permettono una visione aerea
di una delle più affascinanti catene montuose della terra!
Ma il paese segna anche il confine di una zona militare e per
oltrepassare il ponte della città occorre un permesso speciale che noi
non abbiamo.
Mentre risaliamo la valle si stringe e la montagna si spoglia
mostrando i suoi colori vivi e variegati.
Raggiungiamo il passo Chong Ashu a 3830m!
Qui percorriamo la stradina che si porta in cima ad un sommo dal quale
vogliamo goderci il panorama. Troviamo alcuni edifici apparentemente
abbandonati e fuori dal tempo, ma poi fanno la loro comparsa alcuni
uomini coi quali, chiedendo delucidazioni su ciò che si mostra ai
nostri occhi, ci mettiamo ad ammirare le montagne .
Poco dopo loro ci invitano nella loro baracca.
Capiamo che il loro lavoro è quello di tenere aperto il passo e
percorribile la strada. D?estate lavorano con le ruspe liberando la
via da eventuali frane, d?inverno dalla neve che qui copre tutto.
Sono in 4 e in coppia fanno turni di 15 giorni.
Il più anziano è quello di grado superiore ed è contento perché si sta
preparando a tornare a Karakol dalla sua famiglia.
Quelli del turno successivo hanno procurato le provvigioni e ci
raccontano che ogni tanto riescono a cacciare così possono mangiare
anche carne fresca.
Mentre parliamo preparano un?insalata di cetrioli, pomodori e
maionese con aggiunta di aneto.
Ci chiedono del nostro viaggio e della nostra vita in Italia.
Diego tira fuori un frasario di russo che loro studiano attentamente
divertendosi un mondo. In questo modo riusciamo a conversare anche se
la maggior parte del discorso è lasciato all?intuizione.
Dopo pranzo salutiamo i nostri amici e riprendiamo la strada. Diciamo
loro che arrivati a Englichek torneremo indietro e ci rassicura sapere
che c?è chi veglia su di noi!
I volti sereni e distesi di queste persone che vivono gran parte della
loro vita tra questi monti ci fa sentire a casa nostra.
Dal passo vediamo benissimo la valle e la strada che ci attende e che
si perde tra i monti.
A fondo valle ci accoglie un vento forte che porta con sé pioggia
perche ha incastrato alcune nuvole nere tra le cime.
Usciamo presto dalla perturbazione che non ci preoccupa minimamente e
danziamo sui tornanti alla ricerca del villaggio abbandonato!!
La strada si stringe ulteriormente e la roccia ci sovrasta mentre al
nostro fianco scorre il fiume.
Qua e là troviamo alcune yurte e i loro abitanti che ci salutano
sempre con cordialità.
I bambini inseguono le nostre moto sbracciandosi mentre risalgono il
bordo della strada.
Poi dopo un tornante si apre una pianura che accoglie la cittadina di
Englichek!
Ci fermiamo e la osserviamo con il binocolo. Tutto fermo, non c?è
movimento. Gli edifici abbandonati sono ancora in buono stato.
Siamo tentati di fare i turisti sprovveduti e di raggiungere il
villaggio da vicino ma in qualche modo non abbiamo intenzione di
turbare quella quiete indescrivibile e ci piace lasciare Englichek
avvolta dal suo mistero!
Ci siamo spinti nel Tian Shan anche se da qui non si riescono ad
ammirare le alte vette e gli immensi ghiacciai. Ne sentiamo però
l?imponenza, la maestosità e ne subiamo il fascino.
Qui c?era una miniera anche se il fianco della montagna sembra non
essere stato scalfito. Le case sono piccolissime e i macchinari appena
percettibili.
Noi siamo delle formichine sperse in questo universo di roccia.
Passiamo l?ultima notte kirghisa a Karakol in compagnia dei ragazzi di
Berlino est e di alcuni bikers inglesi che sono diretti a
Vladivostock, l?estremità orientale del continente, là dove non c?è
più terra da percorrere, solo oceano, all?infinito, dove emerge il
Giappone.
Noi invece abbiamo davanti l?enorme Kazakistan che ci sveglia presto
la mattina.
Diamo una sistemata alle nostre mitiche che abbiamo strapazzato
parecchio e soprattutto asciughiamo le borse laterali e ne
controlliamo il contenuto dato che sono state diversi giorni sotto i
temporali di montagna.
A Diego, in seguito ad una caduta, si è stortato il cupolino
anteriore. Cerchiamo un ferro per poterlo raddrizzare e ci infiliamo
nell?officina di Valentin qui a Karakol (abbiamo dormito nel suo b&b).
Apriamo il portone di legno e ci appare uno spettacolo incredibile!!
Più che un?officina sembra un rottamaio dove camminiamo tra testate,
ammortizzatori, scatoloni, ferraglia e oggetti di ogni tipo!
Quello che una volta era un bancone è quasi irraggiungibile e sommerso
da ogni tipo di attrezzo presumibilmente utilizzato e poi abbandonato.
Arriva Sergei, forse il cognato del nostro ospite che gestisce il
posto quando Valentin è in montagna.
Al nostro arrivo Sergei ci ha accolto pieno di entusiasmo e di Vodka!
Ci ha dato la stanza ed è scomparso. Anche qui ci si autogestisce.
Gli spieghiamo che stiamo cercando un cacciavite grosso o una sbarra
di ferro per fare leva ma lui fa un cenno molto eloquente con la mano
a significare ?quello è l?impero di Valentin, io non ci metto il naso
e non ne voglio sapere niente?.fate voi se riuscite!? (incredibile
come possa essere prolisso un gesto!).
Infine veniamo a capo del caos e troviamo ciò che ci serve.
Mentre pulisco le mie borse e le asciugo dall?umidità approfittando
anche di un sole caldo, vedo la moto di Diego cadere al suolo!
Il cavalletto laterale non ha retto il peso e lo sforzo.
Ce lo aspettavamo. Andiamo a cercare Sergei che dopo un primo momento
di perplessità ci dà indicazione di dove possiamo trovare un saldatore!
Per fortuna è vicino a noi e lo raggiungiamo in poco tempo.
Qui ci guardano con curiosità. Ci sono alcuni ragazzi intenti a
lavorare su alcune vetture e alcune persone che probabilmente ne sono
i proprietari.
Diego mostra loro il problema e fa capire di aver bisogno di una saldatura.
Io sposto la mia moto che ingombra l?officina e quando sono fuori mi
avvicina un ragazzo su una XT600! E una delle prime moto di grossa
cilindrata che incontriamo qui!
Credendo che sia interessato al viaggio gli mostro il nostro itinerario.
Ma in realtà lui ha un problema coi paraoli delle sue forcelle
anteriori e mi chiede se ho delle guarnizioni di ricambio.
Purtroppo devo rispondergli che non le abbiamo.
Lui guarda attentamente la moto, conosce il mezzo e ne nota le modifiche.
Mi fa vedere che anche la sua è una moto italiana e infatti è targata
GE(nova). Mi dice che gliel?ha venduta un ragazzo italiano che aveva
avuto un problema meccanico ed era tornato in Italia.
Poi mi guarda e mi fa una proposta di 3000 euro per avere la mia.
Mi assicura di poterla pagare.
Ovviamente rifiuto e gli spiego che è mia intenzione tornare a casa
con le mie due ruote! Lui ride mi dice dove poterlo trovare in caso
dovessi ripensarci.
Questo episodio inaspettato e divertente mi fa prendere coscienza di
come ci si stia avvicinando al ?ritorno?!
Nel frattempo la moto di Diego è a posto.
Un sorso d?acqua e possiamo partire! Direzione Tuyp, il villaggio di
frontiera che ci porterà nell?alta Karkara Valley che si divide tra
Kyrgystan e Kazakistan!!!!
Per arrivare al confine facciamo tutti sterrati bellissimi che si
snodano tra saliscendi, pianure, fiumi e paesi affascinanti.
Uno di questi sembra abbandonato, la strada è asfaltata e c?è un ponte
di cemento, ma l?asfalto è bucato e intorno sembra non esserci
nessuno. Eppure in questo luogo misterioso ci appare un check point
dove incontriamo un militare che non ha l?aria di esserlo che
chiacchera con alcuni amici.
Uno di questi è ubriaco e mi chiede delle sigarette. Io ho un
pacchetto che ne ha dentro una e glielo regalo. Lui rimane deluso ma
continua a ridere.
Quando ci chiede dei soldi il soldato lo allontana e alza la sbarra
per farci passare salutandoci cordialmente.
Proseguendo sulla strada incontriamo una donna accucciata sul ciglio
che apparentemente guarda verso il nulla e non si scompone minimamente
al nostro passaggio.
I posti di frontiera a modo loro sono sempre affascinanti e ci
piacerebbe sapere tutto su quel paese e la sua gente, ma ci lasciamo
affascinare dal loro mistero.
Mentre guido mi piace immaginare la storia che lega quei luoghi e quei
personaggi. Le nostre e le loro vite si sono appena sfiorate e
subiranno destini uguali ma diversissimi!
Ma la vera sorpresa è Tuyp!
Qui troviamo un cartello che segnala la direzione ?ALMATY? una delle
città più importanti del Kazakistan.
Comincia l?immensità della steppa e le montagne ci fanno da sfondo e
ci salutano.
Ora cominceremo una lenta discesa e fra poco le alture saranno solo un
ricordo!!
Incontriamo alcune donne e i loro bambini e poi una sola che ferma al
ciglio della strada sembra attendere un fantomatico bus o chissà quale
altro mezzo.
La strada ora diventa dritta e si perde sull?orizzonte della steppa
che qui è ancora verde.
Che emozione!!! In lontananza vediamo la dogana. Ci fermiamo
controlliamo i documenti, facciamo qualche ripresa e respiriamo l?aria
kirghisa lanciando un ultimo sguardo alle montagne!!
E? una frontiera secondaria, la via principale per raggiungere il
paese passa per Bishkek.
Ma noi vogliamo raggiungere il Canyon CHARIN lungo l'ononimo fiume.
La dogana kirghisa ci porta via pochissimo tempo!
C?è un unico ufficiale gentilissimo che ci accoglie con cortesia,
controlla i nostri documenti. Ci dice che sono passati i due bikers
inglesi. Non c?è nessun altro e sarà lui stesso ad alzare la barriera
che ci permette di entrare in territorio kazako.
Da questa parte le cose cambiano. I kazaki sono muniti di pc,
attrezzature avanzate e ci fanno controllare anche da un cane antidroga.
Anche da questa parte l?ufficiale è simpatico e cordiale.
Svolte le pratiche burocratiche lasciamo la dogana e siamo in Kazakistan!!!!!
Noi guidiamo appaiati e ci guardiamo emozionati??stiamo guidando le
nostre moto in Kazakistan!!
La Karkara valley ci accoglie con un po? di pioggia ma ci regala anche
un bellissimo arcobaleno!!!
In realtà le case, la fisionomia delle persone delle persone e il
suono della lingua non sono cambiati di molto ma l?ambiente che ci
circonda è completamente diverso.
Guideremo fino al tramonto. Supereremo le ultimissime alture dalle
quali ci affacciamo sull?immensa steppa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Raggiungiamo il Canyon Charin, profondo, col fiume che scorre nelle
sue anse sinuose.
Ci perdiamo nella luce e nel silenzio di quel luogo fino all?arrivo
del tramonto.
Decidiamo di accamparci sul ciglio del canyon in mezzo agli spazi
sconfinati della steppa, lontani dalla strada e da tutto.
La sera ci gustiamo il sapore di questa libertà mentre ammiriamo un
temporale che affligge le vette kirghise.
Che spettacolo!
Domani Almaty e poi attraverseremo il paese da est ad ovest (più di
3000 km) e scenderemo lentamente, in modo impercettibile fino alla
depressione uralo caspica. Incontreremo nuovamente il mar Caspio di
cui avevamo già incontrato la sponda iraniana.
Ma sappiamo che non sarà facile arrivare là. Questo è un paese fatto
di steppa, sabbia, immenso in cui spesso non esistono strade!
Ma è per questo che siamo qui e ci assaporiamo il profumo del sogno!!

Alberto e Diego

KYRGYSTAN PARTE QUARTA

Sul versante sud-est del lago Issyk Kul si trova Karakol, una
cittadina posta tra il lago e le montagne.
Di qui si può risalire le numerose valli che portano sulla catena
montuosa del Tian Shan che separa il paese dalla Cina.
Tra le mille possibilità che questi posti offrono siamo attratti da
una stazione termale a Jeti Oguz,
dove si trova un vecchio sanatorio costruito in epoca sovietica molto
conosciuto perché oltre alla benefica azione sul corpo è collocato tra
splendide montagne rosse di cui abbiamo visto parecchie immagini in
città.
L?ambiente suggestivo ci spinge a risalire la valle ma una volta
giunti lì rimaniamo delusi.
All?ingresso troviamo un cancello e un ragazzo che non parla inglese,
capiamo comunque che ci chiede dei soldi per farci entrare ma noi non
glieli diamo, l?edificio è fatiscente, il giardino che doveva essere
una vera oasi è diventato pascolo per le mucche.
Arriva una signora alla quale chiediamo se il sanatorio sia in
funzione e se sia ancora possibile pernottare nella struttura.
Lei ci risponde che le stanze non sono più in uso e fa confermare la
cosa anche alla custode del posto, che per la verità non ci sembra
molto convinta.
Ci guardiamo sconcertati. Capiamo che la signora non ha niente a che
fare con le terme e che vuole approfittare della situazione. Sembra
che il paese abbia preso il possesso del vecchio sanatorio, diventato
una buona fonte di reddito per i suoi abitanti.
Infatti lei ci porta a casa sua chiedendoci una cifra ingente per
passare la notte.
Chiama anche una sua vicina anziana che una volta faceva i massaggi
agli ospiti e che propone anche a noi i suoi servigi, ovviamente
sotto compenso.
Non ci scandalizza lo spirito imprenditoriale di questa gente, ma la
decadenza del luogo e la situazione poco chiara ci spingono a
rifiutare l?offerta.
Decidiamo di tornare dalla custode per chiederle di mostrarci la
vasca, per accertarci che non sia conciata come il resto del complesso.
Ma lei sembra non capire e continua a dirci che non è possibile
dormire lì, nell?evidente tentativo di coprire la sua amica.
Mentre cerchiamo di spiegarci arriva una jeep che trasporta alcune
anziane signore con tanto di bagaglio che si dirigono presumibilmente
verso le loro stanze.
A questo punto vengono confermate le nostre considerazioni e lasciamo
definitivamente il luogo e la speranza di ristorare le nostre membra.
Torniamo in città dove la mattina avevamo incontrato Valentin, un tipo
simpaticissimo che in inglese ci aveva invitato ad andare nel suo
rifugio di montagna a visitare le ?hot springs?naturali.
Ci aveva anche rassicurato sul fatto che saremmo riusciti a
raggiungere il posto con le moto senza problemi. Ma quando cominciamo
a risalire la valle ci troviamo in un sentiero vero e proprio pieno di
sassi e di rampe ripidissime!!
Come se non bastasse, nella migliore delle tradizioni, si presenta
anche una pioggia fitta ed insistente!
Le difficoltà aumentano e arriviamo in un tratto del sentiero fatto di
pietra scivolosa.
Ci fermiamo per valutare la situazione: sono circa 100m in cui ci
piacerebbe molto avere delle moto da trial!!
Nel frattempo scende un sidecar che rimbalza come una palla sulle
rocce tanto che il conducente e il passeggero scendono e lo spingono a
mano.
Ci dicono che la strada migliorerà più avanti. Così saliamo in sella
ed affrontiamo il sentiero. Una volta dall?altra parte ci sentiamo
arrivati, ma non è così!
La strada aumenta di pendenza e sul sentiero si forma un ruscello. La
terra diventa fango e stare in piedi diventa un?impresa!
Arriva una salita ripida che finisce con delle rocce. Bisogna
calibrare bene la velocità in modo da tenere su il motore senza andare
troppo veloci per non rischiare di rimbalzare sulle rocce.
Io prendo lo slancio ma arrivato in cima la moto si impenna e cado di
lato sulle pietre.
Mi faccio male al polso e la mia ernia del disco si fa sentire con un
dolore fisso ed acuto.
Il dolore, la pioggia insistente, alcune cadute nel fango mi rendono
nervoso. Per la prima volta in tutto il viaggio vorrei tornare indietro.
Diego capisce la situazione ed è pronto a fare inversione, ma in quel
momento arriva Valentin sul suo Quad 4X4, ha fatto rifornimento di
viveri per il suo rifugio.
Ci saluta e ci incita a proseguire. Questa gente non si perde mai
d?animo e questo mi dà una carica incredibile. Andiamo avanti ma le
difficoltà sono molte. In alcuni punti dobbiamo fermarci e spingere le
moto che non hanno più presa sul fango. Per fortuna Valentin ci aiuta
perché la mia schiena è fuori uso.
Quando mancano 700m al rifugio ci si para davanti la rampa più ripida
del sentiero costellata di sassi appuntiti che la pioggia rende
scivolosissimi.
Io lascio la moto nella piana sottostante. Il dolore aumenta e non
voglio rischiare di compromettere il viaggio proprio adesso.
Diego si concentra, respira e aggredisce la salita ma la moto carica
non riesce a superare l?ultimo pezzo di rampa, il più ripido e si
sdraia su un fianco.
Sarà l?ultima caduta della giornata.
Ovviamente nella migliore delle tradizioni, quando arriviamo in cima
alla salita smette di piovere!!
Da qui vediamo il rifugio e sullo sfondo il bellissimo monte Altyn
Arashan innevato
Io mi faccio a piedi gli ultimi metri dopo aver caricato i bagagli sul
mezzo di Valentin.
Diego mi precede con la moto e sento il rombo di gioia del Dominator
riempire la valle!
Che spettacolo!! I posti migliori bisogna conquistarli e la
soddisfazione li rende ancora più belli!
Nel rifugio troviamo Alexander, un ospite di Mosca, Nastia, la ragazza
che si occupa della cucina e il mitico Valentin.
Siamo bagnati fracidi e dopo esserci cambiati mettiamo i vestiti ad
asciugare davanti al camino, ci beviamo un chai e poi Alexander ci
accompagna ai bagni caldi.
Questi sono naturali, sono al coperto e per pochi som, la moneta
kirghisa, ci danno 40 minuti di tempo.
L?acqua è caldissima, intorno ai 50°C!!
Entriamo lentamente ma una volta immersi è il paradiso. Le fatiche
sono già un ricordo lontano e i dolori si sciolgono nel vapore insieme
alla tensione.
Fuori comincia a piovere forte e per noi è un vero piacere goderci lo
spettacolo immersi in questo paradiso! Alcune gocce fredde filtrano
dal tetto e le raccogliamo in una ciotola di metallo. E? una vera
libidine bagnarsi con acqua fredda per poi tornare nella vasca!
Ora possiamo goderci la cena che faremo insieme ad un gruppo di
spagnoli giunti fin qui con un camion Ural a 6 ruote motrici col
quale sono partiti dal Kazakistan.
Ci scambiamo racconti di viaggio e consigli.
Loro campeggiano poco distanti da noi ma a causa della pioggia hanno
preferito cenare al caldo fuoco del camino.
Dopo cena cantiamo qualche canzone. A noi chiedono ?bella ciao?.
Il medico della spedizione è un russo che conosce bene il Kirghistan e
le sue tradizioni.
Dice di conoscere alcuni brani del poema di Manas.
Manas è l?eroe Kirghiso e a raccontare le sue imprese esiste un volume
20 volte più lungo dell?Odissea!!!
Ci spiega che una volta veniva trasmesso oralmente e ci si impiegava 3
giorni a cantarlo tutto!
Così sotto lo sguardo attento ed ammirato di tutta la tavolata
interpreta alcuni passi del Manas!
No rimaniamo sbalorditi dalla sua bravura per l?intonazione e la
gestualità espressiva.
Alla fine scoppiamo in un applauso sincero.
Non avremmo mai potuto immaginare di assistere a tale spettacolo in un
rifugio a 3000m sperduto tra le intricate montagne del Tien Shan!
Il giorno seguente, visto che il tempo è ancora molto instabile, ci
dirigiamo alle terme naturali. Seguiamo il fianco della montagna sul
versante orientale (rispetto al rifugio), risalendo il torrente per un
sentierino stretto e scivoloso.
Giunti a destinazione dopo una piccola scalata ci immergiamo nella
vasca di pietra!
L?acqua è molto meno calda che in quelle pubbliche ma il paesaggio è
davvero suggestivo.
L?arrivo di un fronte temporalesco ci convince ad uscire dall?acqua e
ad affrettarci verso le terme ufficiali.
Piove molto forte e quando torniamo al rifugio incontriamo un ragazzo
e una ragazza di Berlino est.
Vengono da un trekking dopo aver passato una notte in tenda sotto la
pioggia. Sono molto infreddoliti.
Ci raggiunge anche un gruppo di 6 ragazzi kirghisi.
Il dopo cena lo passiamo a suonare,cantare e bere vodka!
L?atmosfera è meravigliosa e facciamo una sorta di competizione canora
alternando un brano italiano ad uno russo o kirghiso.
Noi ci facciamo onore e forse battiamo tutti quando Diego comincia a
surfare mentre suono un pezzo di Vasco!
La musica avvicina le nostre culture e fa vibrare le corde dell?anima.
Prima di ogni brano ciascuno spiega brevemente il contenuto del testo.
Sono parole d?amore e libertà e quassù hanno un sapore squisito e
pieno di vita!
Partecipano tutti, anche Valentin e Nastia, due ragazzi uno turco e
uno canadese incontrati alle terme quel pomeriggio.
Ogni tanto usciamo tutti a guardare le stelle e a goderci quel posto
che ora è diventato il nostro luogo, quello dell?incontro tra persone
di paesi diversi ma che cantano le stesse speranze, la stessa voglia
di pace!
Al mattino il tempo sembra buono e ne approfittiamo per partire.
Salutiamo i nostri amici, le montagne e i bagni benefici di quel posto magico.
La discesa è più semplice. Il terreno ora tiene e noi siamo pieni di
vigorosa armonia.
Entro breve lasceremo questo paese ma non prima di aver tentato una
sortita verso le vette del Tian Shan!!!

Alberto e Diego

al galoppo con i cavalli

giovane mandriano tagiko

nella prateria

la famiglia di mirkul

campo di yurte

arrivo al Son Kol

strada per il lago Son Kol

shepperd house ad At Bashy

KYRGYSTAN PARTE TERZA

Bishkek, la capitale, ci aggiriamo per le sue vie verdi e piene di vita.

Dopo una immersione di circa 2 mesi nel mondo dell?islam rimaniamo
pericolosamente
affascinati dai corpi scolpiti e poco coperti delle bellissime donne
kirghise!!

Ci dobbiamo fermare per evitare di urtarci, visto che stiamo guidando
molto distratti!!

Non appena spegniamo i motori ci viene incontro un ragazzo giovane con
un sorriso aperto
e gioviale.

Ci racconta di essere un motociclista francese giunto in città dopo
aver percorso la
PAMIR HIGHWAY e diretto in Pakistan sulla KKH!!

Ci scambiamo importanti informazioni e racconti, visto che stiamo
facendo lo stesso
percorso anche se in senso inverso.

Anche lui viaggiava in coppia con un amico che però ha riportato una
brutta frattura
sugli impegnativi sterrati tagiki ed è tornato in Francia per via aerea.

Viaggia con una splendida Africa Twin, la stessa moto di Dirk!

Mentre siamo fermi a parlare ci raggiunge un altro motociclista,
questa volta kirghiso,
SASHA, molto simpatico ed appassionato. Ci mostra le foto delle sue
gare da endurista ,
non ha resistito quando ha visto le nostre old ladies!

Diego gli fa vedere il problema con l?O-ring del filtro dell?olio e
gli chiede se in
città è possibile trovarne uno nuovo.

Mentre salutiamo il biker francese Sasha è già al telefono e in men
che non si dica siamo
davanti al negozio e Diego ha la sua guarnizione nuova! Sdraiamo la
moto lì sul
marciapiede che dopo un breve lavoro non perde più olio!

Ci vogliamo sdebitare con lui e gli chiediamo di andare a bere qualcosa.

Lui dice che non c?è nessun bisogno e che una stretta di mano è più
che sufficiente!

Ci saluta e riparte per raggiungere la sua famiglia!

Sono piccole cose, momenti brevi ma quello che ci lasciano ha un
valore immenso!

Carichi di energia ci mettiamo a cercare una sistemazione per la notte.

La città è bellissima e notiamo che sfoggia con naturalezza i simboli
del suo passato
recente legato all?ex unione sovietica.

Dopo diversi tentativi ci sistemiamo in casa del mitico signor
Sabyrbek e sua nipote
Alimkan!

E? una casa grande su due piani, meta rinomata tra i viaggiatori,
soprattutto quelli con
lo zaino in spalla! Qui ne incontriamo parecchi, Svizzeri, francesi,
Belgi e perfino un
medico Pakistano molto interessato al nostro viaggio.

Poche regole e molta autogestione sono i principi ispiratori della
famiglia Sabyrbek.

La sera nel gazebo del giardino si mischiano le diverse lingue intente
nelle narrazioni
che profumano di birra e tabacchi dai mille aromi.

Per noi il giorno seguente comincia con l?ambasciata Tagika dove ci
rechiamo a chiedere
il visto, in italia infatti non esiste una rappresentanza di questo
splendido paese e
sappiamo che qui dovrebbe essere facile ottenerlo, alcuni addirittura
ci hanno detto ?in
poche ore!?.

Ci accoglie una ragazza bellissima che ci rapisce coi suoi occhi profondi.

Purtroppo però ci fa sapere che per entrare nel paese del Pamir
dovremmo attendere PIU
DI una settimana!

Siamo di fronte ad una delle scelte più difficili da prendere.

Giriamo per la città ma il nostro spirito è lacerato e non siamo tranquilli.

Proviamo a mettere tutte le carte sul tavolo:


PIU' DI UNA settimana è un tempo troppo lungo, le moto hanno sofferto
molto sulla KKH,
abbiamo davanti il Kazakistan che sappiamo essere molto impegnativo e
anche il budget del
viaggio ha subito un duro colpo con la spedizione aerea delle moto. Il
Tagjkistan non
confina col Kazakistan e ciò significa altro tempo per ottenere il
visto Uzbeko o
rinnovare quello Kirghiso!

Temporeggiamo quanto più ci è possibile ma alla fine la decisione da
prendere è una sola,
saltare il Pamir!

Ovviamente la cosa ci indispone e ci metteremo parecchio tempo a
digerire il boccone
amaro!!

Come sempre quando il morale è basso non resta che rimettersi in
marcia. Visto che
salteremo una parte del viaggio decidiamo di dedicarci alle tante
meraviglie che il
kyrgystan offre come il lago Issykul e le montagne ?celesti? dello TIEN SHAN.

Lasciata la città è proprio il lago la nostra meta sul quale giungiamo
la sera col sole
che comincia a tramontare!

Il lato meridionale è quello più ricco di spiagge, meta turistica di
molti kirghisi ma
anche di persone provenienti dai paesi confinanti.

Qui nonostante si sia in quota e la temperatura dell?acqua sfiori i
13°C le spiagge più
grandi e sabbiose sono prese d?assalto e le persone fanno il bagno
tranquillamente.

Noi invece cerchiamo un posto tranquillo, una caletta, una spiaggetta
dove poterci
accampare gustandoci il tramonto e la pace del lago.

Individuato il luogo scendiamo con le moto sulla spiaggia e montiamo
la tenda mentre
tutto si colora di rosso e il silenzio ci riempie le orecchie.

Raccoglieremo la legna per il fuoco che scalderà la nostra zuppa,
stranamente appetitosa
o forse sarà il contesto a condire le nostre papille gustative!

Sdraiati sulla sabbia contempliamo tutte le 6000 stelle visibili ad
occhio nudo sulla
volta celeste!

Ci troviamo davanti al secondo lago alpino più grande del mondo dopo
all?immenso Titicaca
adagiato tra Perù e Bolivia a 4000m!

Qui i sovietici provavano i potenti siluri lanciati da sottomarini
ipertecnologici e
avrebbero voluto continuare a farlo anche dopo la caduta del muro ma
il neopresidente
Kirghiso si oppose strenuamente e il lago ora riflette la PACE DELLA
notte E DEI nostri
cuori sognanti.

Alberto e Diego