dall?alto, seguiamo le morbide anse scavate dal fiume mentre intorno
regna la steppa e il silenzio. Abbiamo raggiunto il punto più a EST
del nostro viaggio e da qui si può dire che inizi il ritorno vero e
proprio, almeno dal punto di vista geografico!
Torniamo al campo, smontiamo la tenda e riprendiamo il viaggio per Almaty.
La strada ora scende in piano e ammiriamo le montagne dagli specchietti.
Percorriamo più di cento km senza incontrare nessuno.
E? il regno della luce e della natura.
A volte in mezzo al nulla a bordo strada appaiono delle specie di
monumenti che indicano un villaggio oppure inneggiano al grano o al
lavoro delle comunità che rende fertile questa terra selvaggia ed
affascinante.
Poi la strada diventa più grande e la terra rigogliosa. Sfrecciamo tra
viali alberati, attraversiamo paesi, superiamo le bancarelle della
frutta. A volte sono singole persone, ragazzini che coi loro cestini
di mele piccole e rosse racimolano qualche soldo dopo ore passate in
strada.
Intanto la città si fa sempre più vicina.
Improvvisamente finisco la benzina, molto prima del previsto.
Mi fermo sul ciglio della strada e apro il serbatoio?.vuoto!
Per fortuna abbiamo un piccolo serbatoio accessorio da 5 litri montato
sul portapacchi della moto.
Scendo, ne apro il rubinetto e mi accorgo che in breve tempo si forma
una pozza di benzina che esce dallo sfiato del carburatore!
Chiudo subito il rubinetto.
Nel frattempo mi raggiunge Diego e insieme valutiamo il problema.
Notiamo che in accelerazione sembra che il problema svanisca.
Decidiamo di arrivare ad Almaty per valutare meglio il da farsi.
L?arrivo in città riserba altre brutte sorprese: Io devo gestire il
rubinetto della benzina, ogni volta che mi fermo lo devo chiudere per
evitare la grossa perdita, l?albergo segnato sulla guida non esiste
più e appare subito chiaro che non sarà facile trovare una
sistemazione alternativa ed economica.
La città è trafficata, caotica, sarà che contrasta molto con l?ultima
notte passata sul ciglio del canyon ma proviamo quasi il desiderio di
fuggire, di tornare agli spazi aperti.
Passeremo qui solo una notte.
Anche la partenza ci riserva qualche sorpresa. Fatichiamo a trovare un
distributore di carburante e il mio cupolino si rompe a causa delle
vibrazioni.
Sulla strada incontreremo un forte vento e senza quella protezione
preziosa farò molta fatica a controllare la moto. Sono forti raffiche
che riusciamo a controllare a stento. Ma per contrastare la violenza
del vento anche le moto consumano molta benzina e la mia ne perde dal
carburatore.
Infatti svuoto il mio serbatoio dopo soli 270km!!!
I 5 litri d?autonomia che mi rimangono saranno sufficienti a
raggiungere una stazione di servizio??
I consumi sono aumentati notevolmente e intorno non c?è traccia di un
posto abitato.
Non resta che tentare.
La strada è in piano e il vento ha cessato la sua folle corsa nel
nulla, senza ostacoli ma dopo 70km la mia moto si ferma inesorabilmente!
Non ci facciamo prendere dallo sconforto, e facendo tesoro
dell'esperienza pakistana Diego mi spinge con la tecnica del vespista
di Karachi per ben 15km prima di raggiungere il rifornimento. La moto
carica e pesante è un lavoro durissimo per il motore della
moto-motrice e mentre colmiamo i serbatoi ci rendiamo conto che
abbiamo rischiato di rimanere entrambi a secco!!
Continuiamo a seguire la strada che si snoda lungo il confine kirghiso
e leggiamo i cartelli che indicano Taskent, capitale Uzbeka! Faremo
tappa a Taraz .
Alberto e Diego
1 commento:
anche se siete tornati e visto che ancora state aggiornano il blog con il racconto (meraviglioso racconto)volevo dirvi che su www.soldissimi.it (dovete registrarvi) nella sezione Piazza c'è un post per voi...se non riuscite a trovarlo ditemelo.
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