nella catena del Tian Shan, e più precisamente a ENGLICHEK, un
villaggio abbandonato dove finisce la strada.
Ci mettiamo in viaggio sulla strada che porta gli escursionisti ai
campi base per affrontare le vette innevate gli imponenti ghiacciai, e
da cui partono anche degli elicotteri che permettono una visione aerea
di una delle più affascinanti catene montuose della terra!
Ma il paese segna anche il confine di una zona militare e per
oltrepassare il ponte della città occorre un permesso speciale che noi
non abbiamo.
Mentre risaliamo la valle si stringe e la montagna si spoglia
mostrando i suoi colori vivi e variegati.
Raggiungiamo il passo Chong Ashu a 3830m!
Qui percorriamo la stradina che si porta in cima ad un sommo dal quale
vogliamo goderci il panorama. Troviamo alcuni edifici apparentemente
abbandonati e fuori dal tempo, ma poi fanno la loro comparsa alcuni
uomini coi quali, chiedendo delucidazioni su ciò che si mostra ai
nostri occhi, ci mettiamo ad ammirare le montagne .
Poco dopo loro ci invitano nella loro baracca.
Capiamo che il loro lavoro è quello di tenere aperto il passo e
percorribile la strada. D?estate lavorano con le ruspe liberando la
via da eventuali frane, d?inverno dalla neve che qui copre tutto.
Sono in 4 e in coppia fanno turni di 15 giorni.
Il più anziano è quello di grado superiore ed è contento perché si sta
preparando a tornare a Karakol dalla sua famiglia.
Quelli del turno successivo hanno procurato le provvigioni e ci
raccontano che ogni tanto riescono a cacciare così possono mangiare
anche carne fresca.
Mentre parliamo preparano un?insalata di cetrioli, pomodori e
maionese con aggiunta di aneto.
Ci chiedono del nostro viaggio e della nostra vita in Italia.
Diego tira fuori un frasario di russo che loro studiano attentamente
divertendosi un mondo. In questo modo riusciamo a conversare anche se
la maggior parte del discorso è lasciato all?intuizione.
Dopo pranzo salutiamo i nostri amici e riprendiamo la strada. Diciamo
loro che arrivati a Englichek torneremo indietro e ci rassicura sapere
che c?è chi veglia su di noi!
I volti sereni e distesi di queste persone che vivono gran parte della
loro vita tra questi monti ci fa sentire a casa nostra.
Dal passo vediamo benissimo la valle e la strada che ci attende e che
si perde tra i monti.
A fondo valle ci accoglie un vento forte che porta con sé pioggia
perche ha incastrato alcune nuvole nere tra le cime.
Usciamo presto dalla perturbazione che non ci preoccupa minimamente e
danziamo sui tornanti alla ricerca del villaggio abbandonato!!
La strada si stringe ulteriormente e la roccia ci sovrasta mentre al
nostro fianco scorre il fiume.
Qua e là troviamo alcune yurte e i loro abitanti che ci salutano
sempre con cordialità.
I bambini inseguono le nostre moto sbracciandosi mentre risalgono il
bordo della strada.
Poi dopo un tornante si apre una pianura che accoglie la cittadina di
Englichek!
Ci fermiamo e la osserviamo con il binocolo. Tutto fermo, non c?è
movimento. Gli edifici abbandonati sono ancora in buono stato.
Siamo tentati di fare i turisti sprovveduti e di raggiungere il
villaggio da vicino ma in qualche modo non abbiamo intenzione di
turbare quella quiete indescrivibile e ci piace lasciare Englichek
avvolta dal suo mistero!
Ci siamo spinti nel Tian Shan anche se da qui non si riescono ad
ammirare le alte vette e gli immensi ghiacciai. Ne sentiamo però
l?imponenza, la maestosità e ne subiamo il fascino.
Qui c?era una miniera anche se il fianco della montagna sembra non
essere stato scalfito. Le case sono piccolissime e i macchinari appena
percettibili.
Noi siamo delle formichine sperse in questo universo di roccia.
Passiamo l?ultima notte kirghisa a Karakol in compagnia dei ragazzi di
Berlino est e di alcuni bikers inglesi che sono diretti a
Vladivostock, l?estremità orientale del continente, là dove non c?è
più terra da percorrere, solo oceano, all?infinito, dove emerge il
Giappone.
Noi invece abbiamo davanti l?enorme Kazakistan che ci sveglia presto
la mattina.
Diamo una sistemata alle nostre mitiche che abbiamo strapazzato
parecchio e soprattutto asciughiamo le borse laterali e ne
controlliamo il contenuto dato che sono state diversi giorni sotto i
temporali di montagna.
A Diego, in seguito ad una caduta, si è stortato il cupolino
anteriore. Cerchiamo un ferro per poterlo raddrizzare e ci infiliamo
nell?officina di Valentin qui a Karakol (abbiamo dormito nel suo b&b).
Apriamo il portone di legno e ci appare uno spettacolo incredibile!!
Più che un?officina sembra un rottamaio dove camminiamo tra testate,
ammortizzatori, scatoloni, ferraglia e oggetti di ogni tipo!
Quello che una volta era un bancone è quasi irraggiungibile e sommerso
da ogni tipo di attrezzo presumibilmente utilizzato e poi abbandonato.
Arriva Sergei, forse il cognato del nostro ospite che gestisce il
posto quando Valentin è in montagna.
Al nostro arrivo Sergei ci ha accolto pieno di entusiasmo e di Vodka!
Ci ha dato la stanza ed è scomparso. Anche qui ci si autogestisce.
Gli spieghiamo che stiamo cercando un cacciavite grosso o una sbarra
di ferro per fare leva ma lui fa un cenno molto eloquente con la mano
a significare ?quello è l?impero di Valentin, io non ci metto il naso
e non ne voglio sapere niente?.fate voi se riuscite!? (incredibile
come possa essere prolisso un gesto!).
Infine veniamo a capo del caos e troviamo ciò che ci serve.
Mentre pulisco le mie borse e le asciugo dall?umidità approfittando
anche di un sole caldo, vedo la moto di Diego cadere al suolo!
Il cavalletto laterale non ha retto il peso e lo sforzo.
Ce lo aspettavamo. Andiamo a cercare Sergei che dopo un primo momento
di perplessità ci dà indicazione di dove possiamo trovare un saldatore!
Per fortuna è vicino a noi e lo raggiungiamo in poco tempo.
Qui ci guardano con curiosità. Ci sono alcuni ragazzi intenti a
lavorare su alcune vetture e alcune persone che probabilmente ne sono
i proprietari.
Diego mostra loro il problema e fa capire di aver bisogno di una saldatura.
Io sposto la mia moto che ingombra l?officina e quando sono fuori mi
avvicina un ragazzo su una XT600! E una delle prime moto di grossa
cilindrata che incontriamo qui!
Credendo che sia interessato al viaggio gli mostro il nostro itinerario.
Ma in realtà lui ha un problema coi paraoli delle sue forcelle
anteriori e mi chiede se ho delle guarnizioni di ricambio.
Purtroppo devo rispondergli che non le abbiamo.
Lui guarda attentamente la moto, conosce il mezzo e ne nota le modifiche.
Mi fa vedere che anche la sua è una moto italiana e infatti è targata
GE(nova). Mi dice che gliel?ha venduta un ragazzo italiano che aveva
avuto un problema meccanico ed era tornato in Italia.
Poi mi guarda e mi fa una proposta di 3000 euro per avere la mia.
Mi assicura di poterla pagare.
Ovviamente rifiuto e gli spiego che è mia intenzione tornare a casa
con le mie due ruote! Lui ride mi dice dove poterlo trovare in caso
dovessi ripensarci.
Questo episodio inaspettato e divertente mi fa prendere coscienza di
come ci si stia avvicinando al ?ritorno?!
Nel frattempo la moto di Diego è a posto.
Un sorso d?acqua e possiamo partire! Direzione Tuyp, il villaggio di
frontiera che ci porterà nell?alta Karkara Valley che si divide tra
Kyrgystan e Kazakistan!!!!
Per arrivare al confine facciamo tutti sterrati bellissimi che si
snodano tra saliscendi, pianure, fiumi e paesi affascinanti.
Uno di questi sembra abbandonato, la strada è asfaltata e c?è un ponte
di cemento, ma l?asfalto è bucato e intorno sembra non esserci
nessuno. Eppure in questo luogo misterioso ci appare un check point
dove incontriamo un militare che non ha l?aria di esserlo che
chiacchera con alcuni amici.
Uno di questi è ubriaco e mi chiede delle sigarette. Io ho un
pacchetto che ne ha dentro una e glielo regalo. Lui rimane deluso ma
continua a ridere.
Quando ci chiede dei soldi il soldato lo allontana e alza la sbarra
per farci passare salutandoci cordialmente.
Proseguendo sulla strada incontriamo una donna accucciata sul ciglio
che apparentemente guarda verso il nulla e non si scompone minimamente
al nostro passaggio.
I posti di frontiera a modo loro sono sempre affascinanti e ci
piacerebbe sapere tutto su quel paese e la sua gente, ma ci lasciamo
affascinare dal loro mistero.
Mentre guido mi piace immaginare la storia che lega quei luoghi e quei
personaggi. Le nostre e le loro vite si sono appena sfiorate e
subiranno destini uguali ma diversissimi!
Ma la vera sorpresa è Tuyp!
Qui troviamo un cartello che segnala la direzione ?ALMATY? una delle
città più importanti del Kazakistan.
Comincia l?immensità della steppa e le montagne ci fanno da sfondo e
ci salutano.
Ora cominceremo una lenta discesa e fra poco le alture saranno solo un
ricordo!!
Incontriamo alcune donne e i loro bambini e poi una sola che ferma al
ciglio della strada sembra attendere un fantomatico bus o chissà quale
altro mezzo.
La strada ora diventa dritta e si perde sull?orizzonte della steppa
che qui è ancora verde.
Che emozione!!! In lontananza vediamo la dogana. Ci fermiamo
controlliamo i documenti, facciamo qualche ripresa e respiriamo l?aria
kirghisa lanciando un ultimo sguardo alle montagne!!
E? una frontiera secondaria, la via principale per raggiungere il
paese passa per Bishkek.
Ma noi vogliamo raggiungere il Canyon CHARIN lungo l'ononimo fiume.
La dogana kirghisa ci porta via pochissimo tempo!
C?è un unico ufficiale gentilissimo che ci accoglie con cortesia,
controlla i nostri documenti. Ci dice che sono passati i due bikers
inglesi. Non c?è nessun altro e sarà lui stesso ad alzare la barriera
che ci permette di entrare in territorio kazako.
Da questa parte le cose cambiano. I kazaki sono muniti di pc,
attrezzature avanzate e ci fanno controllare anche da un cane antidroga.
Anche da questa parte l?ufficiale è simpatico e cordiale.
Svolte le pratiche burocratiche lasciamo la dogana e siamo in Kazakistan!!!!!
Noi guidiamo appaiati e ci guardiamo emozionati??stiamo guidando le
nostre moto in Kazakistan!!
La Karkara valley ci accoglie con un po? di pioggia ma ci regala anche
un bellissimo arcobaleno!!!
In realtà le case, la fisionomia delle persone delle persone e il
suono della lingua non sono cambiati di molto ma l?ambiente che ci
circonda è completamente diverso.
Guideremo fino al tramonto. Supereremo le ultimissime alture dalle
quali ci affacciamo sull?immensa steppa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Raggiungiamo il Canyon Charin, profondo, col fiume che scorre nelle
sue anse sinuose.
Ci perdiamo nella luce e nel silenzio di quel luogo fino all?arrivo
del tramonto.
Decidiamo di accamparci sul ciglio del canyon in mezzo agli spazi
sconfinati della steppa, lontani dalla strada e da tutto.
La sera ci gustiamo il sapore di questa libertà mentre ammiriamo un
temporale che affligge le vette kirghise.
Che spettacolo!
Domani Almaty e poi attraverseremo il paese da est ad ovest (più di
3000 km) e scenderemo lentamente, in modo impercettibile fino alla
depressione uralo caspica. Incontreremo nuovamente il mar Caspio di
cui avevamo già incontrato la sponda iraniana.
Ma sappiamo che non sarà facile arrivare là. Questo è un paese fatto
di steppa, sabbia, immenso in cui spesso non esistono strade!
Ma è per questo che siamo qui e ci assaporiamo il profumo del sogno!!
Alberto e Diego
Nessun commento:
Posta un commento