IL RIENTRO

Al confine tra Ucraina e Slovacchia c?è una coda micidiale che ci
costringe a stare fermi per due ore.
Ci intratteniamo con gli autisti slovacchi che tornano a casa dopo
lunghi giorni lontani dalle famiglie.
Sul furgone dietro di noi ci sono due ragazzi giovani coi capelli neri
corvini e le mani forti di chi è abituato al lavoro pesante.
Chiediamo informazioni sul cambio monetario, sulle condizioni della
strada e sulla possibilità di rifornirsi.
Nell?auto davanti a noi una bambina si consuma in un pianto disperato
con la madre che non riesce a spiegare questa situazione. D?altra
parte cosa ne sa una bimba di confini, controlli, traffici e via
dicendo?
Anche a noi però tutto questo suona come una follia!
Finalmente arriva il nostro turno. Ci accoglie un ufficiale col suo
volto severo di militare.
Mi avvicino e mi viene spontaneo porgergli la mano mentre mi presento.
Ovviamente lui non corrisponde e comincia con le domande di routine.
Questa volta però non ci controllano il bagaglio e quello dei
documenti è velocissimo!
Passato il confine ci troviamo davanti un cartello : ? WELCOME IN SLOVENSKO?.
Non ci colpisce tanto il contenuto quanto il fatto che sia tornato in
uso il nostro alfabeto.
Era infatti dal Pakistan che lo incontravamo sporadicamente sui
cartelli tradotti.
L?urdu, il cinese, e poi il cirillico che ci ha accompagnati in
Kirghistan, Kazakistan, Russia e Ucraina.
Quest?ultimo eravamo ormai abituati a decifrarlo però ritrovare questi
?segni? così familiari ci fa sentire a casa.
La Slovacchia è un paese piccolo, lungo circa 450 km, una distanza che
a noi ora sembra minima.
Le strade sono tenute bene e intorno c?è molta campagna. Le città sono
dei piccoli confetti, ordinate, colorate e discrete.
Sarebbe bello fermarsi ad esplorare questo paese ma purtroppo le moto
cominciano a dare qualche segno di cedimento.
La gomma davanti è completamente liscia e le pastiglie dei freni si
sono quasi completamente consumate.
Ma le preoccupazioni maggiori vengono dagli ammortizzatori ormai
scarichi e dalla catena di Diego riparata in Kazakistan e che ora non
vuole più sentire ragioni.
Non possiamo lamentarci perché le abbiamo spremute come limoni sui
monti pakistani e kirghisi per non parlare delle ?non strade? kazake.

Passiamo la notte in una locanda d?altri tempi in cui tutti ci fissano
con i loro baffoni e barboni alla Santa Claus.
Il giorno dopo la strada scappa sotto le nostre ruote e senza
accorgerci siamo a Bratislava, la capitale.
E? una città splendida ma noi siamo in cerca di un meccanico dove
poter mettere mano alla catena della moto rossa.
Riusciamo a trovare un posto dove sollevare il pesante posteriore
della moto e dove poter lavorare in pace, all?ombra.
Il proprietario ci porta una bottiglia d?acqua fresca, il dono più
grande che ci potesse fare.
Per quanto Diego tenda la catena rimane sempre gioco sulla corona
perché ormai le maglie si sono deformate. Lo sento parlare con loro
?Forza che manca poco, ci siamo quasi!?.
Poi si gira verso di me con un?espressione poco convinta.
Giriamo il centro storico ma siamo attratti da un cartello ?AUSTRIA?.
In noi ora c?è solo il desiderio del ritorno.
Riempiamo i serbatoi (perché qui la benzina costa meno) e ci portiamo
al confine.
Niente controlli qui, siamo a casa!

LA PREGHIERA VANA E L?AMBASCIATORE EOLICO

Le strade dell?Austria sono notoriamente spettacolari soprattutto per
noi motociclisti.
Ci sembra di guidare sul velluto ed è una pacchia per i mono delle ladies.
Ma la quiete è turbata da un sinistro rumore che sento anch?io quando
mi avvicino alla moto di Diego.
E? la catena!
Ogni tanto facciamo una sosta. Ora è inutile provare a tenderla ancora.
Mi ricordo quelle parole pronunciate da Diego a Bratislava, come una
sorta di preghiera.
Alla sera raggiungiamo Bruck an der Mur a 50 km da Graz.
Qui è in corso il festival internazionale degli artisti di strada.
Alloggiamo in una casa vacanza per famiglie nei pressi di un bosco.
La mattina dopo conosciamo l?ambasciatore eolico, un artista di
Trieste nominato ambasciatore dal museo della Bora.
Noi gli raccontiamo del nostro viaggio mentre lui col suo viso aperto
e sincero ci concede una breve intervista.
Ci scambiamo i reciproci ?in bocca al lupo!?.
Torniamo sulla strada ma alla prima salita la catena della moto rossa
si schianta.
Abbiamo l?ultima maglia ma è una riparazione impossibile!
Che fare? Ci mancano poche centinaia di Km per tornare a casa eppure
la catena in queste condizioni non può proprio farcela.
Decidiamo di rimettere insieme i cocci come si può e tornare a Bruck
an der Mur
Qui la sera prima abbiamo notato un concessionario della Honda,
magari potremo acquistare il kit della trasmissione, purtroppo non
hanno nulla a disposizione e il loro fornitore è a Vienna che però
dista 200 km da qui, una distanza che non possiamo percorrere
assolutamente.
Inoltre è Venerdì e qui le officine chiudono a mezzo giorno, cioè fra
20 minuti!
Facciamo l?ultima ricerca disperata a Graz dove però non ci hanno mai
risposto, forse hanno chiuso in anticipo.
Il commesso mette la telefonata in viva voce ed ogni squillo del
telefono è una stilettata nello stomaco.
Quando ogni speranza è ormai persa ?hallo? sentiamo dall?altra parte.
Incredibile, hanno il kit e il meccanico è ancora in officina e ci attenderà.
Percorriamo i 50 km che dividono le due città con il cuore in gola
trasalendo ogni volta che si sente un rumore strano o che ci si trovi
davanti una salita!
Ma per fortuna riusciamo ad arrivare al concessionario.
Il meccanico sembra un clown, alto, magro, coi pantaloni della tuta da
lavoro sostenuti dalle bretelle e corti sopra la caviglia.
Un?espressione serafica che però si turba nel vedere le nostre moto e
il percorso che hanno dovuto affrontare.
Comincia un pellegrinaggio di persone della concessionaria per vedere
le due vecchie dominator che hanno sfidato l?Asia e ne sono uscite,
tutto sommato, vincitrici. L?ufficio stampa scatta una foto dei
dirigenti coi due piloti italiani e ovviamente, davanti a tutti, le
nostre mitiche!
In mezz?ora il lavoro è fatto.
Eccoci di nuovo sulla strada ma con una marcia in più.
Non importa se ora comincia a piovere e se per ore restiamo sotto
l?acqua, perché davanti ai nostri occhi ci sono le Alpi e dietro le
montagne c?è l?Italia.


BENVENUTI IN ITALIA

Allora avanti!!
Man mano che si sale l?aria si fa più fredda e la pioggia più intensa
fino a grandinare così forte che ci dobbiamo riparare sotto la tettoia
mentre una cortina di ghiaccio ci impedisce di vedere a un metro!
Quando il ghiaccio scompare riprendiamo la marcia anche se la pioggia
non ci molla mai.
Il sole che non vediamo da ore, forse stufo di essere prevaricato
dalle nubi, decide di congedarsi.
Facciamo una sosta per bere qualcosa di caldo.
L?umidità ci penetra nelle ossa e la temperatura si è abbassata ancora.
Dobbiamo prendere una decisione.
La logica vorrebbe che ci fermassimo a dormire da qualche parte, ma
una sorta di frenesia comanda le nostre menti.
Siamo a un passo dal confine!
Riprendiamo il viaggio, col buio ci muoviamo lentamente e i fari delle
auto che incrociamo disegnano stelle di luce esplodono nelle gocce
d?acqua sulla visiera.
Un cartello indica ?BRUNICO? e dietro ad una curva un altro ?BENVENUTI
IN ITALIA? anche se noi leggiamo ?BENTORNATI RAGAZZI, CE L?AVETE
FATTA?!
Abbiamo le lacrime agli occhi dall?emozione, ma è buio, piove e non
possiamo neanche scattare una foto.
In quel momento però non ci importa più di niente, siamo carichi di
gioia e soddisfazione.
Proseguiamo per Bolzano dove l'indomani incontreremo lo staff di Hein
Gericke per un sentito ringraziamento.
Su questi tornanti italiani, così famigliari, forse per effetto del
freddo e della stanchezza mi sembra di avere un?allucinazione.
Nello specchietto c?è il sole, non so se l?alba o il tramonto, ma ha
un colore intenso, caldo e illumina un fazzoletto di terra, forse
deserto, steppa.
Ci sono delle yurte, animali che pascolano e in lontananza
sull?orizzonte un cavallo al galoppo che si avvicina.
Sul cavallo mi sembra di scorgere una figura, una donna o un ragazzino
che agita un braccio, forse un saluto.


Alberto e Diego

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho visto il confine, ho visto l'italia, ma non ho visto la parola fine...
C'è dell'altro vero?
Mi sento sola
;-( sob!

Anonimo ha detto...

cari ragazzi,ci avete coinvolti con forti emozioni sorrisi e cultura,ora ben tornati l'avventura continua nei vostri bellissimi racconti,che leggiamo e rileggiamo.L'augurio è per il nuovo anno che siavvicina,e quindi per il prossimo viaggio Auguri!! tutto l'affetto grazie grazie per tutto. marisa

Anonimo ha detto...

NON POTRò PIù GUARDARE UNA MOTO SENZA COMMUOVERMI...NON POTRò VEDERE IL MONDO SENZA PENSARVI...
dA QUESTE SERE DI NEVE VI ARRIVI IL MIO TENERO AUGURIO...E CHE LO SPETTACOLO APRA A CONTINUI SCENARI.
TENETE PRONTI GLI STIVALI...NOI ASCOLTEREMO L'ECO!

FELICE ANNO A TUTTI!
thea

Anonimo ha detto...

Non posso dirvi quanto mi mancate"!

THEA

....,,,,,,
Ancora di più.

Anonimo ha detto...

Sto leggendo i vostri articoli. COMPLIMENTI. iNTERESSANTE quello su MOTOCICLISMO di febbraio. Il viaggio è sempre caldo,aperto,coinvolgente.
Vi seguiamo.

Thea