ASTRAKAN, il caso, il caos e l?amicizia.

Arrivati in città ci dirigiamo verso il centro in cerca di una banca
per capire se è davvero così impossibile cambiare i Tenghe.
La ragazza dello sportello ci indica la sede centrale come unico luogo
dove poter effettuare l?operazione.
Nel frattempo scopriamo che i 5000 rubli regalatici da Victor
equivalgono ad una banconota da 200 euro!
Usciamo sul piazzale antistante per fare due chiacchiere con l?usciere
a cui offriamo una sigaretta e notiamo un?auto fermarsi dalla quale
scende un ragazzo giovane i cui tratti somatici sono quelli tipici
russi, con gli occhi chiari, biondissimo e gli zigomi leggermente
allargati.
E? evidentemente incuriosito ed attratto dalle nostre moto.
Si avvicina e si presenta ?My name is Andrei-.
Ha una passione particolare per le moto e gli è già capitato di
incontrare viaggiatori intenti a condurre la propria due ruote per le
mete più disparate!
Ci racconta di due centauri tedeschi, padre e figlio, in giro per il
mondo e che lui aveva ospitato. Non ci mette molto a proporci di
sistemarci a casa sua.
Noi ovviamente essendo appena giunti in città non abbiamo avuto il
tempo di guardarci intorno.
-Is a real pleasure for us! ? gli rispondiamo che è un vero piacere per noi.
Lo seguiamo per le vie di questa città fondata nel XIII secolo dai
Tartari sul fiume Volga.
Passiamo davanti alla famosa fortezza di Svjapipettazsk costruita da
Ivan il terribile per protrarre l?assedio alla città.
Il passato si fonde coi segni della più recente storia legata
all?Unione Sovietica e il fascino di questi luoghi ci ha già
conquistati.
La macchina devia in una via sterrata e polverosa dove sono situati
alcuni box tra cui anche quello di Andrei in cui ci fa depositare le
moto.
La casa di Andrei si trova in un condominio destinato ai professori
universitari. Sua madre insegna inglese, cosa che spiega la sua
abilità in questa lingua.
E? un appartamento piccolo, formato da una sala in cui lui dorme col
fratellino e una stanza con angolo cottura dove dormono i suoi
genitori. Il resto della famiglia ora è in vacanza dalla nonna in
Ucraina.
Poi c?è il bagno con la vasca e il lavandino e quello col gabinetto.
Le stanze sono in preda al caos dove si mischiano i vestiti in attesa
di essere lavati e quelli che aspettano il calore di un ferro per
riacquistare l?aspetto ordinato di un tempo.
La cucina è invasa dalle stoviglie che testimoniano cene frugali e routine.
Andrei ha 21 anni e ha militato nella polizia nel campo dei crimini
informatici durante la leva, mentre adesso è un abile idraulico anche
se evidentemente non è ossessionato dall?ordine, ma d?altra parte alla
sua età non è stata la preoccupazione principale neanche per noi.
Per lavarci possiamo decidere se usare la vasca in casa o la doccia
condominiale.
Quest?ultima opzione accende la nostra curiosità e armati di shampoo e
asciugamani scendiamo le scale fino al seminterrato dove si trova un
locale piastrellato coi tubi a vista ma comunque è uno di quei luoghi
che suonano familiari e che hanno un forte potere evocativo.
In Russia infatti viene largamente utilizzato il teleriscaldamento e
la città è tutta percorsa dai tubi non interrati in cui scorre
l?acqua calda.
Sistemate le nostre cose usciamo per incontrare Ivan, un caro amico di
Andrei, studente di fisica e matematica, che ha fatto anche il
camionista negli Stati Uniti per 2 anni e parla l?inglese in modo
fluente.
Con lui c?è anche la sua fidanzata, una cantante, e tutti insieme
andiamo a mangiare in un ristorante tipico nel cuore storico della
città dove gustiamo deliziosi piatti a base di carne ed assaggiamo le
ottime birre russe.
Il tempo scorre veloce tra gli aneddoti e i racconti, le risate e le
molte domande che facciamo spinti dalla curiosità di conoscerci più a
fondo.
Nelle loro parole leggiamo tutto il potere deflagrante del
cambiamento, le speranze e le disillusioni.
Per l?indomani è pianificato un giro della città.
Nel pomeriggio abbiamo accompagnato Andrei a casa del suo capo e nella
nostra testa risuona ancora quel dialogo

Capo, t? informo che domani non mi presenterò al lavoro ma non posso
spiegarti il motivo perché non mi crederesti.
Prova lo stesso a spiegarti. ?
Ho incontrato due motociclisti italiani che hanno percorso molti
chilometri in Asia e voglio mostrare loro la nostra città.
Hai ragione, non ti credo. Comunque prendi pure il tuo giorno di permesso.-

LA CITTA? DEI TARTARI E IL TRAMONTO SUL VOLGA

La mattina comincia con una colazione all??americana? in una di quelle
catene che infestano il mondo come cavalieri dell?omologazione dei
sapori.
Ovviamente ci troviamo al terzo piano di un grande centro commerciale
che pullula di vita e merce.
Poi per la città incontriamo un monumento dedicato alla fine della
guerra nel 1945, quello ai caduti della marina che incrociano i loro
percorsi con le vecchie dacie di legno o il ponte in ferro battuto
dedicato agli innamorati che qui uniscono per sempre i loro destini
mettendo grossi lucchetti dalle svariate forme sui rami di un grosso
albero in bronzo.
La città è come un enorme mosaico in cui si interseca la storia degli
uomini e quella dello sviluppo del territorio.
Sin dal medioevo gli antichi chiamavano Rus? la terra che si
estendeva dal Baltico al Mar nero, la terra delle fortezze.
Questa è la terra delle steppe slave e le prime città come Novsgorod
Mosca e Kiev sorgevano tutte attorno a grandi fortificazioni per
difendersi da nemici potenti ed aggressivi che potevano vedere i
bastioni stagliarsi sull?orizzonte da grandi distanze.
Da ovest giungevano i Polacchi, i Lituani, gli Svedesi e i cavalieri
teutonici mentre da est l?orda mongolia che cercava di espandersi
nelle sterminate steppe.
Fu così che nacquero i Cremlini, fortificate sedi del potere politico
e religioso destinate a proteggere le popolazioni durante i lunghi
assedi.
Con Ivan il terribile la Russia divenne uno stato unico e venero
costruiti nuovi Cremlini per difendere i confini tra cui quello di
Astrakan, che ora abbiamo davanti con la sua imponenza sullo fondo
delle cupole d?oro della cattedrale ortodossa che si stagliano sul
cielo blu.

Sembra di poter sentire i suoni sferraglianti delle battaglie anche
perché lo spirito battagliero e fiero dei cosacchi scorre anche nelle
vene di Andrei ed Ivan che raccontano un?infinità di aneddoti sul
glorioso passato dell?esercito russo, da quello più remoto a quello
più recente.

Quando il cielo limpido si colora di oro, lilla, rosso i nostri amici
ci portano nella piazza dedicata a Pietro il Grande e che si affaccia
sul Volga.
Mentre ammiriamo la skyline della città al tramonto Ivan sparisce per
poi ricomparire dopo poco con una chitarra.
Seduti ai piedi del monumento salutiamo questa giornata accompagnando
la sua fine con le note di alcune canzoni italiane e russe.

Alberto e Diego

Nessun commento: