KAZAKISTAN DA ARAL VERSO ACTOBE

DA ARAL AD ACTOBE
Verso Actobe sappiamo che la strada è messa malissimo e tutti ci hanno
messo in guardia sulla pericolosità del percorso dovuta al fatto che
il terreno sabbioso è estremamente friabile e il passaggio dei camion
crea degli affossamenti del terreno che poi la pioggia trasforma in
veri e propri crateri.
I primi chilometri scorrono bene perché nonostante le buche e le
pessime condizioni, il terreno è solido, compatto e regge il peso
delle nostre moto cariche.
Più avanti però la situazione peggiora notevolmente perché qui ha
piovuto da poco e la sabbia è diventata fango e sembra di guidare sul
ghiaccio! La velocità di marcia si riduce e la tensione aumenta.
Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti e non perdere la concentrazione.
Davanti a mè vedo la moto di Diego perdere improvvisamente aderenza
sul posteriore, lui riesce a controllarla con una zampata, ma rischia
di finire fuori strada e in questo tratto farebbe un salto di diversi
metri, così butta giù la moto per evitare il peggio.
Non si riesce a capire dove il terreno tenga di più. Cerchiamo di
evitare le pozzanghere e di tenerci il più possibile lungo i bordi
della strada dove sabbia e sassi rendono il terreno più duro ma sembra
non cambiare nulla. Dopo qualche chilometro tocca a me!
Mi parte letteralmente la ruota posteriore, come se qualcuno mi avesse
tirato un calcio alla moto!
Non faccio a tempo a fare niente, sono a terra!
Non riesco a tirare su la mia honda distesa nel fango. Alzo lo sguardo
a cercare Diego per controllare se si sia accorto della mia caduta e
per chiedergli una mano a risollevare la moto. Lo vedo fermo a cento
metri davanti a me e capisco che anche lui ha qualche problema.
Quando mi raggiunge mi dice che gli è caduta la catena!
Disastro!!
Solleviamo la moto e la ispezioniamo per valutare i danni. purtroppo
ci accorgiamo che si è lesionato il telaio che sostiene le borse
laterali. In un punto è partita la saldatura!!
Intorno a noi solo steppa e deserto, non un?anima, neanche l?ombra di
un villaggio.
Impostiamo un ?bendaggio? per cercare di bloccare la borsa al telaio.
Ma le asperità del terreno non ci lasciano tranquilli e abbiamo
percorso soltanto un centinaio dei 400km che separano le due città.
Ora ci spostiamo sulla moto di Diego e dobbiamo risolvere il problema
della catena che si è completamente allentata ed è saltata giù dai
denti della corona attorcigliandosi intorno al mozzo.
?Devo togliere una maglia alla catena? sentenzia Diego dopo aver
esaminato la situazione.
Cercare di accorciare la catena riducendo al massimo il gioco sulla
corona è l?unica soluzione possibile adesso.
Nel mentre siamo attratti da un rumore che proviene dalla strada. E?
un camion che si avvicina lentamente facendo alcuni numeri di
prestigio per evitare di rompere le balestre e di restare fermo per
chissà quanti giorni ad aspettare i soccorsi.
Quando ci raggiunge si ferma e dal finestrino compare un uomo
sorridente che dopo averci salutato scende dalla cabina e fruga nel
suo carico. Poi torna da noi con un grande melone e ce lo porge.
Noi accettiamo di buon grado e ringraziamo questo camionista
sconosciuto e la sua gentilezza.
Da queste parti non è difficile rimanere in panne e alcune carcasse di
veicoli abbandonati alla ruggine ne sono la testimonianza.
Ma questa situazione in parte drammatica ha per noi il suo fascino.

L?INCONTRO
Mentre terminiamo il lavoro alla catena compaiono in lontananza due
puntini. La steppa si perde nell?infinito dell?orizzonte ed è facile
accorgersi di qualcosa che si muove anche a grandi distanze.
Ma quello che ci incuriosisce è l?impressione che quelli che stiamo
per incontrare siano motociclisti! Infatti non veniamo smentiti, sono
proprio bikers provenienti da Praga che stanno facendo il giro
dell?Asia centrale un po? come noi.
Uno dei due porta una ragazza bellissima che addolcisce il nostro
momento difficile coi suoi sorrisi e di cui ammiriamo lo spirito
d?avventura e il coraggio.
Poche persone sarebbero disposte ad affrontare un viaggio simile come
passeggeri su una moto.
Infatti lei ci racconta della forte pioggia incontrata in mattinata e
di come continuavano a cadere nel fango. I loro abiti e le moto
incrostate sono la testimonianza del racconto.
Sono tre ragazzi giovani pieni di sogni e di speranza e quell?incontro
ci carica di entusiasmo.
Ci salutiamo ma solo dopo esserci scambiati racconti e consigli.

Riprendiamo il viaggio decisi e concentrati, io addirittura rallento
quasi fino a fermarmi se non mi sento sicuro perché voglio evitare di
cadere ancora col telaio delle borse rappezzato alla meglio.


IL BAMBINO DEL MARE DI SABBIA
Abbiamo ancora carburante ma è arrivato il momento di preoccuparci del
rifornimento.
Il nostro amico di Qyzylorda ci aveva assicurato che avremmo trovato
un luogo dove poter acquistare della benzina. ed in lontananza
scorgiamo la sagoma di una costruzione dove prontamente ci fermiamo.
Sembra di vivere in un film, è una specie di fattoria stile ?far west?
che sorge nel mezzo di questo sconfinato mare di sabbia.
Davanti al primo degli edifici si staglia un grosso carro
rimorchiatore col suo grosso gancio che penzola dal poderoso braccio
meccanico.
Scendiamo dalla moto e veniamo accolti da un bambino piccolo che viene
verso di noi curioso muovendo i suoi assi incerti nel fango.
Dalla porta di casa esce il papà del piccolo e due ragazzi.
?Benzin?? chiediamo fiduciosi.
?Da, benzin? è la risposta rassicurante.
Uno dei due ragazzi sparisce e torna con una tanica piena con cui
riempiamo i serbatoi.
Facciamo anche scorta d?acqua perché stiamo procedendo lentamente e
vogliamo essere sicuri di esserne forniti qualora fossimo costretti a
pernottare nel deserto.
Dopo aver pagato facciamo qualche ripresa di questo posto ingoiato dal
nulla ma dove queste persone vivono e fanno crescere i loro figli.


IL PASTO, IL TRAMONTO E LA PAURA
Più avanti fermiamo le nostre gomme davanti ad uno sbarramento di terra.
Abbiamo notato un cantiere dove un gruppo di uomini e qualche rullo
compressore stanno lavorando a una nuova strada.
In realtà dovremmo deviare e continuare sulla pista ma decidiamo di
scavalcare l?ostacolo, la tentazione di guidare su una superficie più
stabile è troppo invitante, e speriamo che non ci facciano storie. La
squadra di operai è al contrario molto gentile e affatto preoccupata
del transito delle nostre due moto. Il gruppetto è capitanato da un
giovane ingegnere con cui Diego si intende a meraviglia parlando di
teodoliti, tracciamenti e software di disegno tecnico.
Gli operai ci salutano e ci dicono che la strada per Actobe è ancora
lunga, ma ora il nostro ritmo di marcia è aumentato.
Decidiamo di andare avanti fino a che ci sarà luce per poi fermarci
dove capita. Le condizioni dello sterrato sono migliorate e siamo più
tranquilli.
Riprendiamo il viaggio con un occhio al cielo che lentamente si colora
di rosso e viola.
Lo spettacolo di questa terra selvaggia al tramonto mi crea una pace
interiore tale per cui inizio ad intonare una canzone nel mio casco.
Ma appena prendo una piccola buca che non ho visto la moto comincia ad
impazzire andando a destra e sinistra senza che io possa controllarla.
Mi sembra di essere a cavalcioni su un toro durante un rodeo e quando
la moto si mette di traverso decido di saltare giù e abbandonarla.
Non so come, ma riesco a rimanere in piedi senza quasi rendermi conto
di ciò che sta accadendo.
La moto invece striscia per alcune decine di metri sdraiata su un fianco.
Diego che ha visto il ?volo? dallo specchietto mi raggiunge: ?stai bene??.
?io sto bene ma credo che la moto non possa dire lo stesso! Il mio
viaggio è finito!?.
La mia più grande preoccupazione è lo stato della moto e vederla lì
per terra con la borsa laterale sinistra completamente staccata, la
scatola dell?inverter letteralmente strappata, la sella tagliata di
netto per tutta la sua lunghezza e la benzina che cola copiosa dal
carburatore mi fa battere il cuore e pensare per il peggio!
Diego capisce il mio sconforto e cerca di razionalizzare in un momento
in cui io non ho la lucidità per farlo.
?scarichiamo il bagaglio, liberiamo il telaio delle borse laterali, la
tiriamo in piedi e controlliamo lo stato della moto?.
Cominciamo a lavorare anche se per la verità io sono di poco aiuto e
alla preoccupazione per la moto si aggiunge l?ansia per il pericolo
corso e scampato.
Finalmente la moto è libera. La solleviamo e notiamo che il telaio
della moto non ha subito grossi danni.
La metto in moto e parte immediatamente. Sentire la sua voce mi fa
stare meglio e faccio un giro di prova anche per scrollare via la
paura della caduta e per recuperare la sicurezza conquistata fino a qui.
La moto non solo gira bene, ma scarica ha recuperato il suo assetto
alto e così leggera diventa maneggevole e divertente da guidare anche
in quel deserto!
?E adesso cosa facciamo?? chiedo a Diego. Ovviamente non posso
caricare le borse in nessun modo e non posso prendere in
considerazione di abbandonarle.
?Mangiamo il melone? mi risponde lui ridendo con gli occhi.
Poi aggiunge :? se volevi liberarti dei bagagli potevi dirlo senza
bisogno di fare le gincane nel deserto!?.
Grande Diego, si scopre che sei anche psicologo. Mi fa bene ridere e
il melone ha un gusto meraviglioso, il più buono che abbia mai mangiato!

Alberto e Diego

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Albert, ma dopo tutti questi voli, non dirmi che non ti sei ancora procurato un paio di ali....

Anonimo ha detto...

Spaventose queste cadute. Corre coi lupi è molto spiritosa ma io ovviamente sono al antica e troppo
apprensiva,soffro per lo sconforto
di Alberto ma sono orgoliosa per lui che in breve si è ripreso con l'aiuto del compagno di avventura.
Comunque questo è una parte molto spetacolare del viaggio vissuta con grande corraggio.

Un abbraccio ai miei due campioni.
H.

Anonimo ha detto...

MI SEGNO SULL'AGENDA LA VIA PER Actobe... Da NON PERCORRERE MAI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Bisogna essere davvero elastici e mentalmente ben focalizzati e maledettamente ottimisti...per superare tutto quanto stiamo vedendo e vivendo con voi....Ma che altro riusciremo ancora a vedere?
Vi abbraccio CAMPIONI!!!

Thea.

Saluto H e Finalmente Balla coi lupi...uscito dalla tana.

Anonimo ha detto...

Confesso che adoro ballare... ma con i lupi corro
;-)